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set 17

Amy Stroup – Tunnel

amy-stroup-tunnelGiunta al suo quarto album in poco più di dieci anni, la cantautrice, originaria di Boston, Amy Stroup, non si allontana dalle atmosfere che l’hanno resa famosa nello scenario indie, grazie alla sua voce che ha animato numerose serie televisive, come Grey’s Anatomy o Pretty Little Liars. Tunnel, prodotto da Konrad Snyder e Thomas Doeve, si inserisce perfettamente in quel filone malinconico di songwriters degli anni Duemila: molti i punti di raccordo con Ingrid Michaelson, Sara Bareilles, Erin Mccarley e tante altre. Ciò che emerge dall’ascolto è un attento uso di sintetizzatori e di leggere spruzzate di elettronica che, in alcuni casi, si fondono alla perfezione con la delicata e fanciullesca voce dell’artista. Il singolo Finally Found Our Way è un riuscito brano dream pop tutto giocato sui sintetizzatori nell’incipit, mentre, pian piano, entrano percussioni e coretti ad arricchirne la struttura: si tratta di una deliziosa composizione con echi 80’s che non strafà mai né negli arrangiamenti né nella dolce interpretazione. Falling ricorda troppo da vicino I Follow Rivers di Lykke Li nella strofa e nel mood generale, tanto da poter quasi gridare al plagio; Far From Yesterday è una romantica e sognante ballata in cui primeggia l’impronta della Michaelson, che può ormai essere considerata l’iniziatrice di questo filone: l’elettronica c’è ma non è mai invadente, sostituita da strumenti e una bella sezione di archi. L’eterea Say You Won’t è un melenso pastiche di archi, drums, pianoforte che ricorda la Sarah Mclachlan delle ultime prove, mentre Back Burner (e, più avanti, It All Comes True) è tutta giocata su tappeti datati di sintetizzatori che sono difficili da digerire. La gentile Versailles e la pianistica Sabotage sono due ottimi esempi di indie pop che dovrebbe e potrebbe rendere il nome della Stroup amato anche da categorie più ampie. In Purple Moon, una summa di tutto ciò che abbiamo ascoltato in precedenza, gli abbondanti archi creano un eccessivo sentimentalismo; Hold What You Can schiera chitarra acustica, archi e batteria ed è una piccola perla dalle tinte quasi country, da ricordare nell’intera produzione della cantautrice. La conclusiva Dark Runs Out è un’altra ballata perfetta per una scena tragica del Seattle Grey Hospital con tanto di introduzione di percussioni dal bridge e ripetizione delle stesse parole, che fa tanto Turn To Stone della Michaelson.
Tunnel è un piacevole album di brani pop melliflui ma, come già ascoltato in tutte le prove precedenti, Amy Stroup non riesce mai a dar vita a qualcosa che sia superiore a una delicatezza formale da television drama.

Label: Milkglass Creative
Genere: Indie Pop
Anno: 2014

Tracklist

01. Finally Found Our Way
02. Falling
03. Far from Yesterday
04. Say You Won’t
05. Versailles
06. Curious Heart
07. Back Burner
08. Sabotage
09. It All Comes True
10. Purple Moon
11. Hold What You Can
12. Dark Runs Out

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