Che noi avessimo un debole per Sune Rose Wagner e per Sharin Foo è ormai cosa saputa e risaputa. Ma la cosa allucinante è che da un po’ di tempo a questa parte condividiamo buona parte dei gusti del duo danese sia in fatto di ascolti che di compagnie. Addirittura sapere che stanno per fare un giro per gli States con i Black Angels è una cosa che ci ha mandato immediatamente in acido.
L’occasione è presumibilmente il lancio del nuovo disco, In and Out Of Control, che uscirà il 6 ottobre per la Fierce Panda Records in Europa e per la Vice nella terra dell’abbondanza. Bisogna immediatamente dire che siamo sempre più distanti dagli esordi di Chain Gang Of Love, con i Raveonettes che, almeno a decibel, confermano sempre di più la loro parabola discendente che li ha condotti attraverso i territori sfolgoranti di Pretty In Black e quelli più tortuosi ed oscuri di Lust Lust Lust. La qualità resta sempre elevatissima come dimostra Bang, che come colpi di pistola a ripetizione ci introduce nell’anticamera di un lavoro che non può non ricordare sound sixtiees ed un po’ di effetti tipici delle pallonate ai garage quando eravamo un po’ più piccoli. Già con Gone Forever invece la svolta dell’album precedente sembra più evidente: il pop inizia ad affacciarsi sempre più spesso dalla finestra della casa musicale in cui abita il duo danese, che spezia il tutto con un pizzico di suoni elettronici che fanno un po’ new wave. Last Dance prende la via della dolcezza grazie alla voce vellutata di Sharin, mentre i coretti ci ricordano quanto sono lontani i tempi di Attack Of The Ghost Riders e quanto sono diventati immediatamente vicino gli anni ‘80…L’album, registrato in 6 intense settimane nella natia Copenaghen, prosegue con Boys Who Rape (Should All Be Destroyed) che si muove su territori più fuzz, mentre con Heart Of Stone invece si ritorna a giocare in casa, con la chitarra di Sune che conferma il suo andare ciondolante ma abrasivo, e la voce soffice di Sharin che si adagia dolce ma ferma a riconfermare il suo essere definitivamente fatale. Come tutte le bionde della musica che si rispettino.
Romanticherie a parte (Oh I buried you Today), i Raveonettes confermano il loro stato di grazia anche negli episodi più pop come Suicide, dove se si riconosce l’impronta del duo danese l’apparizione di una tastiera e di una leggera impronta elettronica sembrano confermare una svolta eighties che già accennava Lust Lust Lust e che si fa anche più evidente nella successiva D.R.U.G.S.. Tralasciando la stucchevole ed orientaleggiante Breaking Into Cars, il disco si conclude con una sfuriata Break Up Girl, sicuramente l’episodio migliore degli 11, che detona immediatamente nelle orecchie l’impronta shoegaze degli ultimi Raveonettes, confermando come i due sappiano padroneggiare bene la materia, e Wine, il dolce bacio della buona notte che una bionda non ti ha mai dato.
Uno dei migliori pregi dei Raveonettes è la capacità di rompere gli schemi, di andare oltre il classico rapporto che lega produzione, distribuzione ma anche creazione stessa. Come si evince dal fatto che Sune e Sharin hanno scelto Twitter per farsi aiutare dei fan nella produzione di Last Dance, Boys Who Rape (Should All Be Destroyed) ed In and Out Of Control (il singolo che dà il titolo all’album sarà disponibile solo come b-side o scaricabile dal sito del gruppo). Forse gli episodi più deboli del disco, ma bisogna avere le palle per fare questo genere di cose. E loro le hanno. Rave On.
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