La storia del risorgimento italiano dalla parte dei vinti. Un disco folk cantato nell’antica lingua siciliana e prodotto da Cesare Basile. Le canzoni del nostro west: briganti, partigiani, anarchici, carnefici e vittime. Un passato di dolore e sconfitta, un presente di rinascita libera e feconda. A cinque anni dal fortunato Vivere ci stanca”, Salvo Ruolo torna con Canciari patruni ‘un è L’ bittà, disponibile dal 13 gennaio su etichetta Controrecords e da oggi in streaming su Soundcloud. Un nuovo e importante disco frutto di anni di studio sulla storia della Sicilia a cavallo fra Ottocento e Novecento e sulla sua lingua, l’antico idioma siciliano oggi mutato e in larga parte scomparso. Uomini come Giovanni Passannante, sulla cui figura è incentrato il primo singolo con relativo video Passannanti o come Mariuzza Izzu, Ninco Nanco e Carmine Crocco che combatterono la loro battaglia di libertà con dignità e fierezza anche a costo della vita. Ma “Canciari patruni ‘un è L’ bittà” è dedicato anche alle centinaia e centinaia di uomini e donne uccisi o privati della loro identità culturale dal massacro portato avanti dai presunti “eroi” risorgimentali (i Cavour, i Savoia, i Garibaldi) in quel nostro far west che è stata la malaunità d’Italia. Un mondo di briganti, partigiani, anarchici, di carnefici e vittime, che tornano nelle canzoni di Salvo Ruolo contrapponendo alla versione ufficiale degli accadimenti una storia altra e diversa: un racconto dei fatti per come andarono davvero e soprattutto un tentativo di sublimare il dolore che ne derivò in brani intrisi di un mood che non poteva essere altrimenti che “blues”.
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