Nel giro di pochi anni la ex rapper e ora cantante r’n’b-soul Estelle ha visto sfumare la sua chance di entrare nello star system: la sua più celebre hit, American Boy con il featuring di Kanye West, non era stata in grado di trainare Shine o altri brani nelle posizioni alte delle charts e, dopo un album flop quale All Of Me, debolissimo tentativo di avvicinarsi al patinato mondo black americano, snobbato tanto negli Stati Uniti quanto nella natia Inghilterra, si è intrapresa la via dell’etichetta indipendente. Infatti, come ormai sta accadendo a un numero sempre più elevato di artisti, anche questo True Romance è stato finanziato dai fan grazie alla piattaforma PledgeMusic. Non sarà sicuramente un bestseller, ma riesce a riconsegnarci una Estelle in netta ripresa: si percepisce una maggior voglia di sperimentare, di andare oltre la banale patina di molte sue colleghe, anche se, in alcune tracce, il desiderio di una canzonetta pop si riaffaccia, come nella ballata motivazionale Conqueror, scelta non a caso come singolo apripista dell’album, ma che ne rappresenta il suo momento più debole, con un chorus roboante, come se si trattasse di una tipica produzione di Ryan Tedder.
Sono ben altri i motivi di interesse di True Romance: Something Good/Devotion (Passion Interlude), che si snocciola per sei minuti tra caldi fiati, disco dance 70’s e un chiaro omaggio alla Mary J Blige degli esordi e del recentissimo e disclosuriano The London Sessions, o la robotica dance della sessualmente esplicitaMake Her Say (Beat It Up) o lo scambio di prospettive fra amanti, nate da un incontro in un hotel, dell’ipnoticaTime Share (Suite 509). Tra le ballate spiccano la piacevolissima The Same, la produzione di J.U.S.T.I.C.E. League Silly Girls, che rifà il verso al soul vecchia maniera e trae ispirazione dal mentore della giovane, John Legend, e Gotcha Love, un ritorno al mood del suo bell’esordio, The 18th Day.
Non mancano, però, i numerosi scivoloni, che condannano un album evidentemente troppo eterogeneo a una continua discontinuità creativa: oltre la già citata Conqueror, l’iniziale e pasticciata Time After Time, che unisce bassi, violini e Keyshia Cole su un beat fin troppo simile a Love Lockdown di Kanye West, la banale Fight For It con le sue percussioni andine, o lo scontato reggae di She Will Love.
Label: Established 1980, Inc./BMG
Anno: 2015
Genere: R&B, soul
Track list
01 – Time After Time
02 – Conqueror
03 – Something Good/Devotion (Passion Interlude)
04 – Make Her Say (Beat It Up)
05 – Time Share (Suite 509)
06 – The Same
07 – Fight for It
08 – Silly Girls
09 – Gotcha Love
10 – She Will Love
11 – All That Matters
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