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apr 08

Vessel + Appartamento di Kajno @ Castello Carlo V

La vita è uno strano percorso fatto di porti, approdi. Partenze e di arrivi. Un altro arrivo, un’altra partenza: la destinazione resta sconosciuta, ma si sa, l’importante è andare, camminare, muoversi, navigare lungo rotte che possano riservarci sorprese. Noi siamo gente di mare, preferiamo assaporare la brezza marina a bordo di vascelli che solcano il Mar Ionio durante l’estate. D’inverno invece preferiamo rintanarci nei manieri diroccati che sorvegliano le nostre città imbalsamate dalla questione meridionale e dalla nostra malinconia. Ma a volte inverno ed estate si toccano con mano, si avvicinano e si incontrano. Da un’ incontro possono nascere molte cose, un bacio, oppure strane figure: quando ad incontrarsi sono un Castello ed un Vascello la situazione è quanto mai buffa. Eppure accade questo in una notte di fine agosto. Il Percorso dei Sensi, organizzato dall’Aics Crotone nell’immaginifico Castello di Carlo V ad esempio è una di quelle sorprese accattivanti che lanciano un po’ di luce nell’ombra di questa fine estate. Esposizioni di quadri, foto, fumetti, e poi teatro, cinema, musica. A proposito di musica, noi siamo qui per questo e sapere che da queste parti attraccheranno i Vessel non può fare altro che rallegrarci spiritualmente. Mai saputo nulla di loro, ma appena mi spiegano che si tratta di un progetto parallelo che coinvolge alcuni Giardini di Mirò ed i Pitch allora il conto torna, e noi non possiamo fare altro che essere lì a presenziare l’avvenimento. Non certo da soli ma in meravigliosa compagnia, il che non guasta mai.
Prima del vascello ecco una scialuppa. L’avanguardia che esplora il territorio
prima di far salpare l’intera ciurma è composta dai miei supereroi crotoniati, l’Appartamento di Kajno. Gli indigeni conoscono il luogo meglio e quindi vanno in avanscoperta. Anche gli Appartamenti sanno navigare, e riescono a volte a salire fin sui castelli. E’già da un annetto buono che li seguo attentamente ed ogni volta resto esterrefatto dalle loro potenzialità purtroppo ancora inespresse. La vita è si uno strano percorso, ma a volte è anche in salita, specie per chi vive in Calabria e vuole fare musica. Anche il mare diventa in salita per le piccole scialuppe da queste parti. Lo sanno bene Domenico Carolei, Andrea Mungari, Stefano Pezziniti e Guido Arena che dopo aver partorito questa mirabile creatura post math rock che si inserisce sulla scia di Battles con una strizzatine d’occhio ai Kraftwerk ed a certa elettronica mittleuropea, hanno dovuto dividersi in varie parti d’Italia per seguire i più disparati corsi universitari. Sradicati dal loro territorio d’origine non hanno la possibilità di continuare a suonare con l’assiduità che meriterebbe la loro genialità (ascoltare TV Shock per crederci, anche se stasera non l’hanno fatta, in compenso si sono fatti accompagnare da un sax ed una tastiera) con il risultato di far crescere i rimpianti in chi, come me, avrebbe scommesso a breve su di loro. Poco male, perché stasera ci fanno divertire tanto, compensando le difficoltà di cui sopra con alcuni nuovi brani ed un finale decisamente accattivante.
Poi pronti per il secondo show, in diretta dal Castello di Carlo V per voi c’è sempre Closer. Forse vi ricordate di me per i Black Lips a Washington, i Kraftwerk a Livorno o i Datsuns ad Oudenaarde. Oggi invece ci troviamo a Crotone, nella mia fottutissima città ad ascoltare i Vessel. Cha lanciano gli ormeggi sulla Torre Comandante ed abbordano il castello con fare sicuro. Corrado Nuccini (chitarra), Emanuele Reverberi (violino, percussioni e molta altra roba), noti ai più come componenti dei Girdini di Mirò, ed Alessandra Gismondi, bassista dei Pitch, si sono lanciati in questo progetto che omaggia uno dei più grandi compositori americani del secolo breve, Leonard Cohen. Si, proprio quello che Kurt Cobain omaggiava a sua volta in Pennyroyal Tea. Stranger Music (A tribute to Leonard Cohen) è come una valigia preparata prima della partenza, quando l’estate sta finendo e si prepara il bagaglio per il rientro dalle ferie. Ed in una valigia prima di partire in genere ci si mette di tutto. C’è molta malinconia dentro, ma anche una buona dose di sogni che si portano indietro in città, nella speranza di poterli prendere in mano ed odorare nei momenti di buio più intenso. I tre ci circondano immediatamente e vista lo nostra scarsa presenza ci infilzano spesso con ballatone lente in cui risalta il violino lacerante di Emanuele. Ci mostrano il loro paesaggio interiore. Sarà che vedere una donna bassista al centro del palco mi fa sempre un effetto un po’ Kim Gordon (deformazione sonicyouthiana, scusate), e questo detto da me è sempre da prendere come un complimento; anche se c’è più spazio per la psichedelia e certe ambientazioni post rock retaggio sicuramente della provenienza dei due Giardini. La cover di Famous Blue Raincot è senz’altro toccante, pienamente azzeccata e l’atmosfera medioevale del castello la rende ancora più magica e misteriosa. Momenti che sicuramente stordiscono i pochi spettatori presenti, ma la cui pesantezza aumenta esponenzialmente con l’andare dello show specie nelle parti lente e sussurate. Ma non cercate di vedere che cosa c’è aldilà. In questi frangenti è semplicemente l’effetto orchestra a predominare (come denota anche l’indirizzo sullo space decisamente illuminante al riguardo), supportato da basi elettroniche già preparate che qualcuno manipola da dietro le quinte. Il manovratore. C’è sempre qualcuno dietro le quinte, ma Corrado ed Alessandra si alternano alla voce con risultati in entrambi i casi eccellenti, mentre le sonorità sono sempre più stranianti ed alienate.
Un’oretta scarsa di malinconia e maggiore pericolosità sonora con deviazioni noise, poi la ciurma risale sul vascello e salutandoci si avvia verso nuove rotte, lontano da Crotone. Avevo avuto una mezza idea di nascondermi nella stiva e partire con loro, ma sono rimasto ancorato a terra perché la cosa più bella non era sul palco davanti a me. Ce l’avevo affianco. And is this what you wanted? Non lo so, ma almeno per una volta, una sola, fidatevi di me

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