«

»

apr 08

Nine Inch Nails + TV on the Radio + Animal Collective @ Rock in Rome

Animal Collective

E’una afosa giornata capitolina quella del 22 luglio 2009. Partiamo da casa verso le 5 per indirizzarci all’Ippodromo delle Campanelle, dove il Rock in Rome ci attende con il suo piatto forte di questa estate: Animal Collective, TV on the Radio e Nine Inch Nails. Il curioso menage a trois di questi tre gruppi è forse la storia più interessante da raccontare. In origine vi erano i dinosauri e solo dopo un po’ venne l’uomo: anzi, l’uovo e poi la gallina. No sbagliato. Ricominciamo daccapo: la serata del 22 avrebbe dovuto essere di esclusivo appannaggio dei coloratissimi Animal Collective e dei rivoluzionari Tv on the Radio, il tutto ad un prezzo accettabile di circa 30 euro. Il prezzo aumentò successivamente a 46 e davanti alla bocca aperta di sorpresa di mezza Roma che si chiedeva quale era il motivo dell’impennata inflazionistica musicale un’ombra nera si stagliava sui cieli della città: non era certo Batman, ma la sigla diceva chiaramente NIN. Il signor Trent Reznor in persona sarebbe venuto all’ombra del Colosseo per uno dei suoi ultimi tour prima dello scioglimento della sua creatura prediletta. Quanto basta per fare alzare il prezzo e farci chiedere a noi miseri mortali qual è il legame che lega questi tre gruppi stasera fino alla risposta subitanea: non c’entrano una mazza l’uno con l’altro.
Ma va bene così, e quando Avey Tare, Panda Bear, Geologist salgono sul palco verso l’ora di ieri a quest’ora (le 19 circa) siamo già abbastanza contenti: anche perché Merriweather Post Pavillion (Domino, signore mio, che disco) quest’anno ha sbancato di bruno. Lo show è esaltante, non vedevo un concerto alla luce (calante) del sole da un paio di annetti, e forse gli Animal sono il gruppo giusto per questo genere di esperienze. Ho scordato gli occhiali da sole a casa, ma non ho dimenticato certo l’effetto morfinico di Lion in a Coma e l’esaltazione elettrizzante di Also Frightened. Psichedelia a gogò ed omaggi continui ai ragazzi della spiaggia che sembrano aver lasciato i tradizionali strumenti musicali per viaggiare nello spazio cosmico senza soluzione di continuità, accompagnati da bolle e balle spaziali. Squisito.
Dopo di loro tocca ai Tv on The Radio che piacciano o meno sono sempre il suono del futuro. Se ce una cosa che resterà degli anni 2000 come ricordo per i posteri sicuramente il gruppo di NYC sarà considerata come un balzo avanti per i musicofili del decennio. Tunde Adebimpe, Kyp Malone, David Andrei Sitek, Jaleel Bunton e Gerard Smith dopo aver rivelato il loro genio assoluto con il ritorno alla montagna dei biscottini nel 2006 hanno voluto giocare con Tony Manero sulla pista da ballo in Dear Science. A quelli della Interscope in entrambi i casi gli saranno brillati gli occhi nel contare i soldi mentre a noi brillano per la commozione. Lo show è intenso e strabiliante, deciso ai limiti della maniacalità e la loro attitudine funk sembra esaltata dalla dimensione live. Sul genere non saprei assolutamente cosa dirvi, ma probabilmente non lo saprebbe dire nessuno. Senza voler togliere nulla ad i critici musicali, almeno una volta la gente si sforzava di inventare nomi, magari strambi per indicare generi neonati, ma per il caso dei TV ciò non è ancora avvenuto. Che da una parte è meglio: forse la moda non verrà lanciata mai ed il ciclo di autodistruzione racchiuso nel nascita-coniazione del termine-abuso del termine-estinzione per decadenza del termine verrà abortito senza l’utilizzo della Ru486, con tanto ringraziamenti da Ratzinga Zeta.
Usciamo per una birra e già i corvi ci guardano male: si stanno appostando sempre meglio per lanciare l’assalto al loro feticcio umano e le battutine con cui accompagnano la nostra uscita sono banalissime. Ma appena arrivano i Nine fanno esplodere un boato fragoroso che sconvolge l’intero Ippodromo. I volumi esagerati e la carica pazzesca con cui fondono i loro ampli sembra di un’altra dimensione, e Reznor è semplicemente un dio. Robin Finck, Justin Medal Johnsen ed Ilan Rubin sono l’ascia con cui Reznor colpisce nei denti chiunque gli capiti sottotiro, con una alternatività che ha tracciato negli anni una mappatura dell’industriale da recapitare agli amici di Lost, magari riescono a riorientare la rotta con Downward Spiral. Non essendo un fan non conosco né gli album, né i pezzi (ma Mr. Self Destruct mi è rimasta bene impressa non vi azzardate…) e devo riconoscere che la loro grandezza scavalca i limiti dell’umano e la mia ignoranza invece supera quella di qualsiasi bipede dotato di medio comprendonio musical sintetico metallico industriale. Ma io almeno ho recuperato qualcosa la sera del 22. Il resto, lo lasciamo ai fan.

Lascia un Commento

Il tuo indirizzo mail non sarà pubblicato!

Puoi usare i seguenti tag HTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>