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lug 16

Verdena + IoSonoUnCane @ Ferrara Sotto Le Stelle

Sono le otto e qualche minuto, e di gran carriera salgo sulla mia bici mentre mi sparo di sgamo nelle cuffiette il nuovo dei Chemical Brothers; ho un po’ da pedalare prima di arrivare in centro, in piazza Castello, ma d’altra parte Ferrara è così bella in questo periodo e nelle ore del tramonto che è quasi un piacere sudacchiare un po’ per raggiungere il traguardo. 3Chiudo la bici nel mio solito posto, e mi appropinquo all’ingresso di Piazzetta Savonarola: oltre alla statua del predicatore ci sono un bel po’ di giovani avventori, ancora incerti se varcare la soglia oppure farsi birre e panini nello storico bar a fianco. Saluto un po’ di amici e varco l’ingresso, dove trovo ancora un’affluenza non abbondante, ma è ancora presto: certo non ci sarà soldout in questa piazza che ne ha visti (e probabilmente lo fu quando vennero quattro anni fa, ma quello era “un giorno del tutto differente”), però si spera che i Verdena si portino dietro il loro solito seguito. Inganno l’attesa facendomi una birretta, chiacchierando con qualche addetto ai lavori che mi racconta che ha dovuto affrontare spese un po’ bizzarre per Roberta, ed anche la carrambata dell’incontro con un amico di vecchia data di Torino. In tutto ciò inizia IoSonoUnCane, personaggio che avevo sentito di sfuggita circa un mesetto prima alla Festa del Ringraziamento a Finale Emilia, dove non mi aveva fatto particolarmente impazzire; a questo giro devo invece un po’ ricredermi, bei suoni ma voce scarsa, uno di quei progetti che sono belli però forse migliori se la presunzione di one-man-band si abbassasse alla consapevolezza dei propri limiti dando spazio a chi magari ha un vero talento vocale. Ad ogni modo la gente comincia ad ammassarsi sotto il palco, acclamando anche l’open act dell’artista sardo, tra l’altro mio coetaneo; ed è appena prima delle dieci che, quasi all’improvviso, salgono i 3+1 di Bergamo sul palco di Piazza Castello. 2 Non ci sono scenografie se non uno tessuto nero che copre il fondo, un giusto numero di luci che durante tutta la performance creano l’atmosfera essenziale, un corredo visivo che accompagna il live senza esagerazioni: è la musica la protagonista, i brani in repertorio son talmente tanti che faccio davvero fatica a seguire la scaletta e a volte anche Alberto non ci sta dentro e sbaglia qualcosa al punto che durante una pausa al pianoforte esclama al microfono “come cazzo fa questa adesso?”. Un susseguirsi piacevole però, che alterna momenti più energici ad altri più poetici, pochi brani dei primissimi album (ai quali son più legato), molti i brani più recenti, intervalli tra un pezzo e l’altro che sembrano quasi esperimenti, code di alcuni brani che somigliano ad improvvisazioni o jam session tra i quattro. Infatti la parvenza generale è quella di assistere ad una sessione in sala prove: ci sono errori (che fortunatamente non condizionano irreparabilmente la riuscita delle canzoni), si parlano tra loro facendo percepire parole sconnesse al microfono, Alberto dice di aver rotto o la chitarra o un pedale prima di iniziare Muori Delay, insomma quell’attitudine un po’ punk che li caratterizza nei loro lavori in studio non li abbandona neanche nella dimensione live, anzi. 1Un paio d’ore di un’intensità unica, dove chi assiste partecipa alle emozioni che i Verdena vogliono condividere, un misto di angoscia, rabbia, cattiveria ma anche dolcezza, una specie di catarsi nel raccontare un malessere al fine di trarne una purificazione. All’uscita dalla piazza, parlando un po’ con la gente e carpendo commenti qua e là, noto pareri discordanti: c’è chi non comprende, c’è chi li è venuti a sentire un po’ per curiosità, c’è chi li mette sul podio della musica italiana attuale, c’è chi commenta su quanto sia diventata più gnocca Roberta, c’è chi (io per primo) pensa che nella loro carriera si siano fatti delle belle droghe… insomma, nel tempo l’esperienza live dei Verdena è da un lato maturata (maturazione che ovviamente è avvenuta in primis nei loro dischi) ma dall’altro è incentrata in un approccio del “facciamo come ci pare”, che a mio avviso non risulta mai però spocchioso, ma piuttosto consapevole, quasi marchio di fabbrica. In attesa del secondo episodio di Endkadenz, la sensazione che ho post concerto è quella che i Verdena abbiano davvero ancora tanto da regalare al loro pubblico, il pubblico che li ama, perché i Verdena o li ami o li odi, o non capisci da che parte stare.

 

grazie a Sara Tosi per le foto.

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