Con l’aiuto di diversi ospiti ad accompagnarli da un brano all’altro Rachele Andrioli & Rocco Nigro presentano il nuovo disco in cui, con i testi di brani tradizionali (fra cui il triste Terra ca nun senti che chiude l’album) o di cantautori come la siciliana Rosa Balistreri, il calabrese Otello Profazio o la toscana Caterina Bueno o di canzoni del primo Domenico Modugno (Pisce Spada ci raccontano un’Italia che sembrava ormai passata. Non mancano gli stornelli romani, qui rappresentati da Stornello dell’estate di Ennio Morricone e Canzone arrabbiata di Nino Rota. Temi quali l´emigrazione o la povertà sono di nuovo attuali così che canzoni come Italia bella mostrati gentile, riviste con arrangiamenti moderni, hanno un ché di attualità, di storia contemporanea con uno sguardo al futuro, per niente roseo, come sottolineano visivamente le lacrime nelle foto dei protagonisti sulla cover. C´è un richiamo sincero a quella tradizione, insieme alla forte voce della Andriolli, protagonista assoluta, ed alla fisarmonica di Nigro, che si presenta memore delle lezioni contemporanee dei maestri del suo strumento. Insieme ai sidemen spuntano quadri di vita disincantati, qualche volta ironici, ma sempre con quella forza vocale impressionante che rende il tutto una prova che va al di là del genere strettamente folk, un tipo di musica certamente fonte di ispirazione, ma ormai trasceso dai due protagonisti, proiettati in una dimensione contemporanea fatta di tanta cultura musicale che ce li rende abbastanza graditi. Il disco scorre con facilità, quarantatré minuti in cui i due artisti pugliesi mettono a fuoco una propria dimensione artistica avvalendosi dell’eredità di un passato i cui testi sono diventati di nuovi attuali.
Genere: folk
Label: Dodicilune Records
Anno 2015
Tracklist
01. Maledizioni
02. Stornelli del Padule
03. A Virrinedda
04. Padrone Mio
05. Questa è la storia di…
06. Sceccareddu mbriacu
07. La siminzina
08. Italia bella mostrati gentile
09. Pisce spada
10. Acidduzzu
11. Stornello dell’estate
12. Canzone arrabbiata
13. Terra ca nun senti
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