Fra i migliori cento romanzi in lingua inglese scelti dalla rivista Time per il periodo 1923-2005 c’è L’uomo invisibile di Ralph Waldo Ellson, un romanzo del 1952. Lo scrittore racconta in prima persona di un afroamericano anonimo, invisibile alla società. Sembra una metafora di quella che è la realtà di Massimo Barbiero, la cui musica, sia con Odwalla che con l´altro gruppo storico, gli Enten Eller, è stata apprezzata presso diversi festival, in patria e fuori (molto bella l’esibizione con Odwalla, colta anche su DVD, ad Ankara in Turchia), ma sempre come se portasse, involontariamente, un mantello magico che rende invisibili, come quello di Sigfrido nella saga dei Nibelungi. Non importa, sembra dire il batterista, e dopo la denuncia della deindustrializzazione del suo ultimo disco con gli Enten Eller, Extinzione, arriva questo chiaro messaggio recitato da Marta Raviglia, l’invisibilità come condizione umana, come modo di non rilevare il messaggio altrui, qualunque cosa dica. A ciò si aggiunge la scelta dell’autoproduzione, un modo di prendere in mano da soli le redini del processo creativo visto che nessuna casa discografica importante si è mostrata interessata ad una relazione artista-produttore credibile. I percussionisti della band sono ora sette, gli italiani insieme a due provenienti dall’Africa, Dakary Doussou Tourè e Coudou Kwateh. A loro si accompagna il percussionista messicano ma ormai residente a Roma Israel Varela nel ruolo di ospite speciale. Questa volta ci sono le voci ad accompagnare i ritmi, Gaia Mattiuzzi, Manuel Attanasioe Sabrina Olivieri insieme ai commenti recitati della Raviglia, e ovviamene i ballerini, che non possiamo cogliere nella versione su CD, ma che hanno contribuito con successo alla parte visiva dell’intera esibizione. I brani eseguiti sono quelli che abbiamo già conosciuto da parte dei gruppi di Barbiero, temi che si stampano nella memoria ed interpretati da marimba e vibrafono, come Barbiero e Matteo Cigna che nei vari brani si scambiano il ruolo agli strumenti. È cosí che la melodia ha un suo ruolo importante accanto al ritmo, il suono scuro dei legno della marimba crea situazioni ancestrali insieme al djembè o anche lo steeel drum di Alex Quagliotti o Andrea Stracuzzi così da evocare un mondo etno che fa del sincretismo fra le culture la sua forza. I musicista sul palco danno tutto, quasi a riaffermare con forza l’uscita da uno stato di invisibilità e l´affermazione della loro personalità. L’intera esibizione, fra le parole della Raviglia e la musica è piuttosto intensa, compatta, coinvolgente, per gli ascoltatori in teatro e quelli ora del CD. Non c’è da mettere nessun brano in evidenza perché qui la musica scorre, si ferma, si riversa sul pubblico e diventa una forma espressiva che, per chi sa ascoltarla, si trasforma in un racconto visibile e palpabile, fuori dal buio in cui la si confina.
Genere: jazz
Label: Autoprodotto
Anno 2015
Tracklist
01. Rahat Kukum
02. Il morso
03. Cerbero
04. Cristiana
05. Il cappellaio matto
06. Veleno
07. La bella e la bestia
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