Certo che l’aeronave del buon vecchio Capitano Mantell ne ha macinati di chilometri, negli ultimi due anni, nonostante dicano sia precipitata nel Kentucky inseguendo gli UFO: tirando le somme, dall’electro wave vagamente anni ’80 del precedente e fortunato Rest In Space, secondo capitolo d’una trilogia ideale dedicata al tristemente dimenticato Thomas Mantell (incredibile aviatore statunitense omonimo del nostro Tommaso Mantelli, leader di questo imperdibile power trio), la formazione veneta, attraversata la temibile area S – 4, è arrivata sino a supportare on stage supergruppi blasonati come Chemical Brothers, Klaxons e Tito Y Tarantula, per qualcosa come 150 date live su e giù per lo stivale, tra grandi festival e piccoli club.
Eccoci, ora, in questo ultimo quadrimestre di 2011, con le mani ben salde sul nuovissimo Ground Lift, terzo album d’una band che di certo non smetterà di stupirci con il suo immaginario low sci – fi à la J. Arnold e le sue ritmiche serrate a metà strada fra il rock duro e l’ibrido elettronico.
L’album parte decisamente in quarta con l’incredibile We Need A Fix, tirata e diretta come una perfetta opener dovrebbe essere.
Fin da subito è chiaro che la band è cresciuta, maturata (forse grazie anche al progetto Space Barene di Lucchese e Vannin, synth e batteria, ed alla partecipazione del Capitano nella tournèe del Teatro Degli Orrori) e che le intenzioni sono serie: dalle scanzonate atmosfere malinconicamente retrò dell’esordio di Long Way Pursuit, ora è lo space rock a dominare la scena, con i suoi morbidi sintetizzatori, le onde radio ben calibrate e l’attitudine pionieristica dei cosmonauti gallifreyani.
Yesterday (Like The Beatles Say) è un concentrato di quanto appena detto, corposa e sporca nel suo incedere sbilenco, mentre Maybe It’s You sbalordisce per la capacità dimostrata dall’equipaggio nell’amalgamare e nel dar continuità a suoni sintetici e rumori, distorsioni e melodia.
Cavalcate elettriche e geometrie cyber – punk s’intersecano così in un prodotto ben congeniato, suonato con mestiere e, soprattutto, divertente.
p.s.: indovinate il vero nome di Mr. B, traccia numero #4 dell’album.
Tracklist
01. We Need A Fix
02. Why I’m Dead
03. The Wind Of Something New
04. Mr B
05. Yesterday (Like The Beatles Say)
06. Just For us
07. Simple Entertainment
08. Before We Perish
09. My Personal End Of The World
10. Yeah Nothing
11. Plutonium Love
12. Foresteria (Venice Istanbul)
13. Maybe It’s You
Anno: 2011
Genere: space rock
Etichetta: Irma Records
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