
Ormai è da tanti anni che il pianista afroamericano
Lafayete Harris Jr fa scrivere di sè per incisioni che sono una celebrazione della tradizione e degli standards, in solo ed in trio. La sua è una musica senza tempo, con le radici nella tradizione, quella di tanti maestri che hanno provveduto a codificare un modo di esprimersi che dagli USA è arrivato in tutto in il mondo. Nel nuovo disco, in trio insieme a
Lonnie Plaxico al conrabbasso e e
Willie Jones III alla batteria ci sono ancora gli standards oppure composizioni scelte con cura come
12 Bars di Herbie Nichols, il grande pianista e compositore scomparso prematuramente e da lui conosciuto tramite il trombonista Roswell Rudd, che lo frequentò di persona. Un’interpretazione molto personale ed interessante in cui cita anche il Duke Ellington di
The the A Train Insieme a queste sue composizioni, come quella che dà il titolo al disco,
Bend to the Light, un brano presentato in due versioni, quella in trio ed alla fine insieme ad un vocalista. Una composizione che ha tutte le caratteristiche per restare ed essere ripresa dai colleghi, una pagina molto bella ed ispirata, positiva nel messaggio che esplicita nelle liner notes, e cioè di ispirarsi alla luce e non al buio nelle nostre azioni e confronti con chi ci sta intorno. Anche
We in the House e
Achern sono composizioni di tutto rispetto, la seconda scritta mentre si trovava nell´omonima cittadina tedesca ed aspettava di andare a mangiare, un momento di ispirazione estemporaneo e messo subito sul pentagramma. i grandi standards,
Old Devil Moon o
Tenderly sono eseguiti con sicurezza, facilità di improvvisazione, swing, naturalezza: la sua è una tradizione interiorizzata che sgorga da una fantasia senza limiti e che si fa ascoltare con piacere per tutti i sessantasei minuti del disco. Ovviamente i due accompagnatori, spesso su registrazioni ed in concerti con tutti i grandi di questa musica, danno il loro notevole contributo.
Commenti Recenti