Il bellissimo esordio di Nadine Shah, Love Your Dum And Mad, è passato, purtroppo, quasi del tutto inosservato ma fortunatamente l’artista di origini britannico-pakistane, sempre accompagnata dal fidato produttore Ben Hillier, ha deciso di continuare a incantarci con il suo timbro vocale unico. Se LYDAM era per gran parte costruito su una malinconia pianistica toccante e dolorosa, Fast Food abbandona quasi del tutto il pianoforte per un suono maggiormente chitarristico, che avvicina la Shah a Pj Harvey.
La struttura dei brani è più regolare, ma non scontata: ad esempio, Nothing Else To Do recita un mantra su arrangiamenti in continuo arricchimento in salsa boleriana prima dell’epilogo con intervento di cornetta. La dolente Divided è una meditazione d’amore così vulnerabile (I let my hair loose for you, but I would scrape it back as soon as I would leave) che coglie nel segno, così come il singolo di impatto Stealing Cars, nato dalla necessità di esorcizzare i propri attacchi di panico. Se Fool si regge su un perfetto incastro di percussioni e basso ed è uno schiaffo velenoso che cita Nick Cave (You fashion words that fools lap up/and call yourself a poet), Matador richiama le atmosfere rock della prima Lisa Germano. La chitarra di The Gin One è ricalcata su quella di Adam Song dei Blink 182 mentre il lamento dell’iniziale Fast Food flirta con i sintetizzatori.
Fast Food è una conferma del genuino talento della sua interprete: più diretto del predecessore grazie alla sua veste indie rock, manca di quella tragicità che aveva contrassegnato perle come Dreary Town, ma è il secondo passo di una lunga, si spera, ed entusiasmante carriera.
Label: Apollo
Anno: 2015
Genere: rock
Track list
01 – Fast Food
02 – Fool
03 – Matador
04 – Divided
05 – Nothing Else To Do
06 – Stealing Cars
07 – Washed Up
08 – The Gin One
09 – Big Hands
10 – Living
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