SWQ – Ramble

Il disco in questione nasce da un viaggio a New York della sassofonista e fagottista svizzera Sandra Weiss, l’incontro con musicisti che operano in quella che è la capitale del jazz d’avanguardia e no, compreso il batterista italiano Carlo Costa l’ha portata presto alla decisione di registrare in studio una musica ricca di suggestioni che va al di là di quelli che sono i le possibilità espressive degli strumenti comunemente intesi. Si tratta di un quintetto, insieme alla leader Jonathan Moritz tenore e soprano, Kenny Warren alla tromba, Sean Ali al contrabbasso ed il già citato Costa alla batteria. La musica si sviluppa ricca di tensioni con gli strumenti suonati in modo eterodosso. Eppur si riconoscono bozze di assoli, il sax su Transition Suite – Dispersion con il contrabbasso in sottofondo a creare una spinta propulsiva, anche la tromba di Warren si presenta ad improvvisare insieme agli altri e contribuisce ad un suono di gruppo unico. Senza un ritmo costante, guidati soltanto dalla loro intuizione e dalla volontà di uscire da sentieri già percorsi i cinque creano atmosfere suggestive, all’interno delle quali c´è un’inquietudine che si trasmette all´ascoltatore. È un gorgo di suoni affascinanti, che avviluppa, quasi una forza centripeta che tutto a sé attrae. Si creano cosí delle interazioni piuttosto interessanti, a volte sembrano prelevare dei momenti quasi da ballad, presto però avvolti dai suoni del collettivo verso altre forme, una forza vitale che trascina e muove il tutto. Su Ramble On, che chiude il disco, si parte con un assolo di Ali che fa risuonare le corde del suo strumento, in linea con le direttive di maestri dell’avanguardia come il compianto Peter Kowald o William Parker. È un assolo piuttosto espressivo, intorno al quale si ascoltano fruscii, brandelli di note soffiate dalla tromba o dai sassofoni, è un processo di coagulazione che prende forma lentamente e che fa sviluppare il brano come guidato da una mano invisibile, L’empatia che coinvolge i musicisti porta a dei risultati espressivi singolari per i suoni eterodossi che celebrano l´improvvisazione collettiva. Questa session in studio ha qualcosa di speciale che non ha però da fare con il genere proposto. C’è una comunicazione reale che in qualche modo si trasmette, al di là della radicalità della proposta.