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The 3.5.7 Ensemble – Amongst the Smokestacks and Steeples

droppedImage_3Da Chicago arriva una formazione composta da musicisti agglomeratisi e cresciuti intorno alla Milk Factory Productions, una piccola casa discografica che ha come nome una ex fabbrica del latte a Chicago in cui oggi si fa musica. È un prodotto molto interessante di questa città, in cui hanno operato corifei dell’avanguardia come Anthony Braxton, l’Art Ensemble of Chicago, Ken Vandermark. Il settetto fa una musica aperta a tante influenze, ed il brano che apre il disco ne è un riuscito esempio, Dangurango è infatti tratto dal folklore africano, dal Zimbawe per la precisione. È presente come ospite Mabel Kwan al piano preparato così da rievocare i suoni ancestrali di strumenti etnici, due minuti e mezzo che danno un’idea di come questo gruppo abbia menti ed orecchie aperte verso quello che è il jazz ed il suono globalizzato che arriva da ogni parte. Ovviamente c’e l´avanguardia, come ci dimostra il sassofonista Nick Araya con i souoi urli free sparsi per il disco, ma in un brano come Ode to 2 c’è anche la tradizione, il suo assolo diventa colloquiale, la ritmica dà una linea precisa e l´intero ensemble nei collettivi può ricordare il grande Charles Mingus. Ottimo l’assolo del chitarrista Tim Stine e l´intervento molto lirico del trombettista. James Davis, un musicista che in altre formazioni esplora il mondo dell´hard bop. Molto bello è il lungo Before Days Light con l’intero gruppo al completo, qui c’è il lungo assolo di Richard Zili al clarinetto e Jim Baker al pianoforte, pianista conosciuto in città che ha inciso su Okka e Delmark ed insieme a Ken Vandermark che per anni ha lavorato al Velvet Lounge, locale diretto dal compianto sassofonista Fred Anderson. Il nome della band è dovuto al modo in cui si presentano da un brano all’altro, in trio, quinteto o settetto al completo. Le composizioni sono per lo più dei musicisti della band, ma non mancano improvvisazioni collettive piuttosto libere, Whistle Screams, A Sigh Steam ne è un esempio di due minuti e venti, che fanno da collante fra un brano e l’altro. A seguire c’e Insatiable Machine, un brano dal sapore bop eseguito in quintetto, mancano Baker e Zili, in cui la ritmica di Chris Damman al contrabbasso (notevole strumentista dal suono possente) e Dylan Andrews alla batteria, un raffinato e swingante esecutore di ritmi. Qui è da sottolienare il notevole assolo al sax tenore di Nick Araya. Il secondo disco apre con Wandering, brano scritto da Fred Anderson, un’esecuzione lenta ed ordinata in cui si inseriscono dei momenti di libertà da cui ci si lascia rapire, senza quasi notare i passaggi fra i momenti più tradizionali e quelli più free. Il disco nel complesso offre un’ottima panoramica su quello che è il jazz odierno a Chicago da parte di una band che ha assimilato le lezioni dei grandi del passato fagocitandole, senza apparenti fratture fra libertà informale e momenti più legati alla tradizione. Molto interessante è a riguardo Hope, con il lungo assolo al contrabbasso suonato con l´archetto di Dammann, atmosfere poetiche sottolineate ancora dall´intervento del trombettista James Davis, seguito da Stand Fast, in cui la voce del tenore diventa più roca e sembrano riapparire i fantasmi di un Charles Mingus. Bel disco, ricco di idee ed eseguito con passione!

Genere: jazz
Label: Milk Factory Productions
Anno 2016

Tracklist

CD 1
01. Dangurango
02. Red Green and Blue
03. Ode to 2
04. CDTW1
05. Before Days Light
06. Whistle Screams, A Sigh Steam
07. Insatiable Machine

CD 2
01. WanderingFred Anderson
02. Dance, Sing, Paint, Write
03. Hope
04. Stand Fast
05. Gravity, Resolve, Persistence
05. Shrouded in Clouds
07.Garuda

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