In quanto “rising star” nella critica annuale della rivista Down Beat la violinista americana Sarah Bernstein è piuttosto conosciuta dal pubblico, non soltanto di casa, per i suoi numerosi progetti e collaborazioni. L’esordio per la Leo Records avviene in quartetto, accanto a lei la ritmica con la pianista Kris Davis, al basso elettrico c’è Stuart Popejoy e Ches Smith è alla batteria. Sono dei sideman piuttosto conosciuti, autori e leader di progetti in proprio, il batterista ad esempio ha pubblicato da poco un suo lavoro sulla casa discografica tedesca ECM. La musica nonostante la modernità della proposta scorre con facilità, ne sono un esempio i due brani che aprono l’album, Still/Free e Paper Eyes in cui il suo violino emana una calma sovrana e la musica appare piuttosto ragionata. Su Cede invece è tutto più nevrotico, il tema agita le acque e l’assolo è eseguito mentre la ritmica entra con dello swing che non si aspetta visto il contesto di partenza. È un brano in cui l’origine jazz della band é evidente, siamo in un modern mainstream in cui la pianista prende un ottimo assolo che certamente sarà gradito a chi preferisce suoni più consueti e tradizionali. Anche il bassista elettrico si esibisce in assolo, approfittando della possibilità di suonare il suo strumento come una chitarra. Nightmorning riprende le atmosfere calme che avevamo ascoltato all’inizio, ma qui c’è l’atmosfera nottura, il basso elettrico lasciato in competa solitudine ed il violino che quando rientra apporta sapori free. Un brano sorprendente nella sua costruzione ed originale nel tipo di suono sviluppato. Anche 4= fa dell’ecletticità una virtù. Parte con un tema che richiama l’avangurdia europea, poi lentamente, verso la metà dell’esecuzione la musica prende una direzione più jazzistica, i ritmi diventano più quadrati, lo swing ritorna di prepotenza e la leader ci regala un ottimo assolo cui segue quello di Kris Davis che ci mostra come sia possibile trovare delle melodie interessanti. Jazz Camp è un’esecuzione che ha un tema con un motivo piuttosto semplice, che si ripete per metà del brano, l’improvvisazione successiva è piuttosto energica. Wind Chimes parte con suoni spaziali per poi prendere lentamente quota. È un disco ben strutturato e pensato in cui le composizioni e gli arrangiamenti hanno un ruolo importante, non mancano comunque assoli travolgenti dei partecipanti. L’ecletticità delle fonti è ben gestita e l’ascoltatore può avvertire l’entusiasmo palpabile della band.
Genere: avanguardia
Label: Leo Records
Anno 2016
Tracklist
01. Still/Free
02. Paper Eyes
03. Cede
04. Nightmorning
05. 4=
06. Jazz Camp
07. Wind Chime
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