Per chi voglia dare uno sguardo al jazz israeliano vale la pena ascoltare questo disco del pianista Ari Erev. I connazonali attivi a New York sono tanti, in tutti i generi, dal mainstream all’avanguardia, ma lui per ora preferisce restare in patria, dove ha registrato questo disco in studio a Tel Aviv. Ad accompagnarlo nel nuovo progetto il contrabbassista Eli Magen e Ron Almog alla batteria, ma ci sono anche due ospiti, in quattro dei brani si aggiunge il percussionista Gilad Dobrecky ed in cinque al sax soprano Yuval Cohen, piuttosto attivo in USA (dove si è diplomato al Berklee College con il massimo dei voti) e conosciuto insieme al fratello Avishai, trombettista, ed alla sorella Anat, clarinettista. Ari Erev presenta per lo più composizioni proprie, esplorando ritmi latini combinati con le armonie di un jazz moderno post bop, il tutto rendendo omaggio al titolo del disco, un flusso continuo che scorre facilmente grazie anche all’eleganza del tocco e alla compattezza del trio che guida, una musica che ha un suo fascino e che viene ben descritta dal famoso critico Howand Mandel nelle note di copertina. Fra i brani il poetico July, Again dedicato a allo scomparso Udi Kazmirski, già contrabbassista insieme ad Erev. Tre sono le composizioni di altri autori presentati, Domingo della brasiliana Debora Gurgel, Gan Ha–Shikmim (the Sycamore Garden) dell’ israeliano Yoharan Zarai ed il finale Endless Stars di Fred Hersch, noto pianista americano. La musica scorre da un brano all’altro come un flusso continuo, rendendo appetibili i sessantotto minuti di durata del disco, fra assoli del pianista ed interventi degli ospiti, specie Yuval Cohen, perfettamente in sintonia con la musica ed autore di inteventi eleganti e mirati. Non c’è alcuna frattura, se così la si vuol chiamare, fra i brani in trio e quelli nsieme al percussionista o Cohen, sono come parti di una suite che si svolge in dodici parti, alcune dell’autore ed altre no. Qualche brano spicca, What the Heart Sees, ad esempio, tema molto elegante, perfetti l’assolo di Eli Magen al contrabbasso e di Cohen al sax soprano, una piccola gemma che coglie l’essenza del titolo. Un disco di gran classe, di quelli che si fanno (ri)ascoltare volentieri.
Genere: mainstream jazz
Label: Autoprodotto
Anno 2016
Tracklist
01. Jumping in the Water
02. Flow
03. Playful Moments
04. July, Again (for Udi Kazmirski)
05. Treasuers in Havana
06. Inner Story
07. What the Heart Sees
08. Continuance
09. Domingo
10. Latin Currents
11. Gan Ha–Shikmim (the Sycamore Garden)
12. Endless Stars
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