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apr 08

Enenvolvo @ Mads

Enenvolvo

E’giovedì 21 maggio e da ormai troppo tempo sto mandando a vuoto gli inviti di Giuseppe. Il vero nome di Giuseppe è lupacchiotto, e ci conosciamo da ormai una cinquina d’anni, da quando ancora frequentavo l’università e la nostra sala studio comune era la cappellina universitaria. Ci siamo persi un po’ di vista dopo che ho finito di frequentare la città universitaria, ma un paio di incontri fortunosi a Sellia Marina, in provincia di Catanzaro, luogo a lui ben noto, ed a me pure, ed allo Earth Day di piazza del Popolo con Ben Harper ed i Subsonica a fare da sfondo sono stati decisamente fantatstici.
Il gruppo che mi consiglia di vedere sono gli Enenvolvo, quintetto con base a Roma ma proveniente dalle località più disparate: tra l’altro mi invitò a vederli anche in una fredda sera di metà dicembre, quando a Piazza Farnese suonarono ad una manifestazione non ben definita ma spazzata via da un gelido vento natalizio che ghiaccio le vene a me ed alla mia ormai ex dolce metà (mi lasciò per questo? Non si sa, ma è certo che proprio da quella sera non siamo mai più stati insieme). Foriero di brutti ricordi, forse il motivo per cui non sono più andati a vederli è questo, oppure è stato il mio infortunio alla caviglia che ha diminuito i miei movimenti. Ma questo giovedì, senza più la fasciatura rigida a rompere i cosiddetti, mi dirigo verso il Mads, dove Giuseppe mi attende insieme a Pierpaolo Lorenzo (chitarra e voce), Matteo Carbone (chitarra e synth) Stella Veloce (violoncello elettrico), Pietro Tallerico (basso) e Filippo Ragazzoni (batteria) mentre il sound check fatica a decollare.

Non necessariamente un male, si pensa all’inizio. Ne iniziamo per rifocillarci nella primaverile e quasi estiva San Lorenzo, tra pezzi di pizza, birra ceres, tabacchi ed incontri alquanto casuali. Passa più o meno un ora prima che salgano sul palco gli acerbi La Seconda Eclissi. Non mi piacciono, specialmente le magliette dei Radiohead che indossano 2/3 del gruppo. Si definiscono un gruppo psych rock, ma spesso il suono si raggomitola su lunghi fraseggi post rock, ed il cantato italiano tende a rendere più inquietante l’ascolto. Quindi faccio su e giù da un locale in cui non sono mai stato, nonostante sia ben frequentato da qualche mese a questa parte: molti bei gruppi sono passati e stanno passando da qui, specie durante i week end, e per diverse volte mi sono trovato ad un passo dall’entrarci.
Ne approfitto per fare avanti ed indietro con gli Haiku, ben più solidi dei primi ed un po’ più interessanti. New wave, specie quando accendono il synth, italiana, con ottime dote teatrali, perché la recitazione fa parte del progetto Haiku, così come le influenze degli Offlaga, o forse meglio dei Massimo Volume. Forse Karin è il pezzo che riassume meglio tutte le minchiate che ho detto nella frase precedente: con meno parole e qualche urlaccio in più.
La volta degli Enenvolvo arriva tardino, ed i pochi pezzi a disposizione ne minano lo show: ma danno una carica pazzesca. Il loro rock dai decibel elevatissimi coinvolge immediatamente il Mads, con la voce ben calibrata di Pierpaolo, autore anche di testi veramente importanti. Si riconoscono un bel po’ le influenze di Manuel Agnelli & soci, qualche deviazione verso basi più sperimentali, ma il territorio di riferimento a me sembra essere quello dell’alternative rock, dove Lanegan e Dulli sono abbastanza comodi seduti su un divanetto a fumare sigarette e raffica e bere whiskey di ottima qualità. Camaleonte poi è una perla che riluce nel buio della notte, con ritmo ferratissimo ed un testo che (non) fa la rivoluzione, dove tutto si ferma in equilibrio orizzontale per poi cadere di colpo mentre sei sospeso per aria. Tireremo cocaina per lavorare (meglio e/o) meno. Applausi. Il tempo è poco, ma per finire ecco l’omaggio a Mark Sandman con la cover di You Speak My Language dei Morphine. Quanto basta per fare un grosso in bocca al lupo a questo gruppo.

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