Difficile recensire questa data di chiusura di Ferrara Sotto Le Stelle, dove i Mogwai eseguono dal vivo la colonna sonora di Atomic: Living in Dread and Promise mentre viene proiettato durante l’esibizione. Non è esperimento nuovo questo, il riprodurre dal vivo la soundtrack di film (esperimento eseguito tempo fa dai Goblin, piuttosto che dai Calibro35 e chissà da quanti altri, e soprattutto proprio dagli stessi scozzesi per Zidane: A 21st Century Portrait, che ho avuto l’onore di vedere al tempo in anteprima a Torino, dove però in tale occasione non musicarono dal vivo) ma è la prima volta che lo vivo in così grande scala: piazza Castello è stata dotata di circa 1500 posti a sedere, un grande cinema all’aperto pronto ad ospitare il pubblico più disparato. Che dire? Nulla riguardo la perfomance dei Mogwai che risulta impeccabile, musiche create per l’occasione che si incastrano alla perfezione nelle immagini del film, i quattro sono sempre in secondo piano, illuminati quel poco che basta dai riflettori per riuscire a suonare. Durante le pause tra un brano e l’altro, i timidi applausi del pubblico sono prontamente soffocati dalle voci del documentario, che fila liscio dall’inizio alla fine senza soluzione di continuità. Atomic è un documentario creato su una raccolta di filmati di repertorio, sapientemente montati da Mark Cousins (quasi a creare una sorta di narrazione emotiva), che cerca di sviscerare il tema del nucleare, con particolare attenzione alle tragedie di Hiroshima e Nagasaki e le relative ripercussioni, ma anche con alcuni accenni alle applicazioni scientifiche. L’esperienza visiva non è affatto leggera, le musiche dei Mogwai sono della stessa entità e viaggiano di pari passo: il risultato come già detto è perfetto, e osservando le immagini del film non immaginerei nessun altro tipo di accompagnamento sonoro se non quello creato dal quartetto scozzese. Il tutto si ferma però lì, all’oretta del film e non oltre (un’ora e nove minuti per essere precisi e pignoli), nella quale i Mogwai eseguono in penombra il loro compito, in maniera eccelsa, lasciando però un po’ di amaro in bocca: ok, Mogwai play Atomic, però un encore senza immagini d’accompagnamento dei precedenti 12 album secondo me se l’aspettavano in tanti (visto anche il prezzo del biglietto). Il giudizio è ad ogni modo positivo, e lo conferma comunque il fatto che praticamente tutte le sedie fossero occupate. Si chiude così la ventunesima edizione di Ferrara Sotto Le Stelle, un’edizione sorprendente (nel vero senso della parola) che anche quest’anno è riuscita ad equilibrare un cartellone degno di nota, che anche quest’anno s’è fatta notare nel panorama dei festival nazionali, e che anche quest’anno ha reso la mia città più bella ed interessante. Il doveroso grazie conclusivo va a Bobo Roversi e a tutti quelli che lavorano ed hanno lavorato per ottenere questi risultati. Alla prossima edizione, pronti a sorprenderci di nuovo.
Grazie infinite a Sara Tosi per queste foto e per tutte le altre.
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