Dopo l’intima data di Agnes Obel di apertura del festival nel cortile del Castello, tocca agli Alt-J cimentarsi nel palco dell’assai più capiente piazza Castello, e lo fanno con un tutto esaurito; non si può fare quindi subito un plauso alla nuova direzione artistica subentrata quest’anno, che prende il testimone e continua quindi a registrare successi mantenendo un cartellone sempre interessante da ventidue anni a questa parte.
La pioggia al pomeriggio mi aveva inizialmente preoccupato, ancor di più il temporale delle 20, che colpisce la città proprio mentre sto per uscire di casa. Arrivo in centro incappucciato e pronto a vivere forse il mio primo concerto non sotto le stelle ma sotto la pioggia, mi accingo verso la zona degli ingressi di piazza Savonarola e mi si presenta di fronte probabilmente una delle code più lunghe mai viste durante gli anni di concerti di Ferrara Sotto Le Stelle. Dal cielo cadono ancora gocce, davanti al palco già tanta gente coi suoi variopinti k-way prega facendo danze apotropaiche per scacciare il maltempo e l’obiettivo sembra raggiunto perchè fortunatamente più gente entra, meno nuvole si vedono. Alle 20:35 salgono i The Lemon Twigs, gruppo che ha l’onore e l’onere di aprire le danze e lo fa nella maniera più degna: la band americana dei fratelli D’Addario sfodera il loro rock a tratti psichedelico ed un pò glam, ma in un’oretta scarsa scalda decisamente gli animi dei tanti accorsi per il main act. Passano una ventina di minuti, il palco si impreziosisce di strutture luminose che scandiscono gli spazi, la paura di ulteriori rovesci è praticamente passata, la piazza è ormai piena ed ecco salire i tre inglesi pronti ad iniziare il loro show, che si preannuncia davvero di qualità come accennatomi durante la pausa da un amico che lavora nella parte tecnica del festival e che ha avuto modo di assistere al soundcheck del pomeriggio. Si percepiscono le note di 3WW, primo brano dell’ultimo lavoro in studio del trio, Relaxer, fresco di pubblicazione da meno di un mese, album che ad un primo ascolto mi ha lasciato personalmente con qualche dubbio ma che proprio per questo motivo accresce la mia curiosità nel sentire l’intera performance dal vivo. La scaletta è infatti ben equilibrata, composta da brani del nuovo disco ed ovviamente da una buona fetta di canzoni dai precedenti due album, il tutto purtroppo interrotto solo al quarto brano, a causa di un blackout dell’impianto audio principale (la band ha continuato a suonare per qualche dozzina di secondi prima di rendersi conto dell’accaduto, per poi scendere e ritornare sul palco dopo circa un quarto d’ora). Fortunatamente questa sosta non voluta, non ha nè scalfito la verve della band, nè ha affievolito il calore del pubblico: la band torna sul palco scusandosi e riprendendo con Nara il brano interrotto poco prima. Seguono circa una quarantina di minuti dove il trio sfodera senza alcuna imperfezione il loro repertorio, passando in ordine sparso da brani come Every Other Freckle, Matilda che in tanti cantano a squarciagola, mi sembra poi di riconoscere House Of The Rising Sun (forse l’unico momento un po’ pesante della serata), ma passando anche attraverso le più conosciute Breezeblocks e Left Hand Free che fanno muovere e cantare il tutto esaurito della piazza. La performance è impreziosita da un comparto scenografico fatto di luci che, come accennato in precedenza, delimitano gli spazi del palco dei tre musicisti, i quali però il più delle volte rimangono statiche ombre frontali. Gli Alt-J salutano il pubblico di questa unica data italiana, ringraziando di cuore e apprezzando l’ospitalità di Ferrara, in particolare il cibo che nei pochi giorni trascorsi in città a detta loro li ha fatti ingrassare. Una performance che ha confermato le buone impressioni che avevo riguardo la professionalità e la freschezza di questo gruppo, una serata che al di là dell’intoppo tecnico è filata liscia nonostante il clima, e come aggiunge un ragazzo poco distante da me “alla fine, siamo venuti a Ferrara e finalmente adesso siamo anche sotto le stelle”. La grande massa si sparpaglia sulle note di Africa dei Toto (e tutti la cantano!) abbandonando piazza Castello e calciando vuoti bicchieri di plastica, prendendosi un attimo per fare un selfie col castello Estense sullo sfondo o chiedendo dove trovare un kebabbaro aperto, togliendosi ormai quei k-way che avevano fatto un po’ impensierire… ma alla fine Ferrara, in queste occasioni e soprattutto accompagnata dalla colonna sonora degli Alt-J è bella anche quando piove.
Come sempre grazie a Sara Tosi per le splendide foto.
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