Siamo arrivati all’ultima data di questa edizione di Ferrara Sotto le Stelle e non posso non iniziare questo ultimo live report dicendo che anche quest’anno se ne sono viste delle belle: con 6 concerti spalmati nell’arco di circa un mese tra piazza Castello ed il cortile del Castello Estense, la nuova direzione artistica è riuscita a proseguire nell’intento di mixare la musica emergente con le icone alternative, il tutto con un ottimo gusto ed ottenendo anche in questa ventiduesima edizione un buonissimo risultato.
La chiusura del cartellone è affidata ai White Lies, gruppo che sinceramente conosco poco ma che per quel poco che conosco mi incuriosisce abbastanza. Devo dire che questo è un live report un pò difficile, perchè nonostante la mia positività generale di fronte alla musica e soprattutto a quella dal vivo, in questo caso rimango con numerosi dubbi. Ma procediamo con ordine.
Arrivo puntuale in centro, costeggiando il chiosco di fronte al castello Estense che sta proponendo la serata karaoke, e mi dirigo all’ingresso, dove parecchia gente aspetta di entrare. Data soldout, le mura del baluardo estense racchiudono già parecchia gente di tutti i tipi. Timidamente sale sul palco l’opening act, una tipa che si fa chiamare Lilian More, propone un rock abbastanza energico, ma che schiettamente non fa gridare al miracolo. Trascorro quasi tutto il tempo quindi a chiaccherare con un amico che si occupa della parte tecnica del festival, mi racconta che i White Lies gli hanno fatto una buonissima impressione, che il loro setup è essenziale e scarno, e che ha sentito che loro stanno in tour solo dal giovedì alla domenica e i primi tre giorni della settimana li passano sempre a casa in Inghilterra con le loro famiglie; giusto, penso tra me e me, e queste descrizioni accrescono in parte la mia curiosità ed interesse verso di loro. Qualche minuto dopo le 22, si rispengono le luci e salgono sul palco i 4 di Ealing: la partenza è un po’ in sordina, i suoni sono poco equilibrati in quanto la potente voce di Harry sovrasta tutto lo strumentale. Voce potente, ma fino ad un certo punto: già dai primi brani noto una sorta di affaticamento, soprattutto nel passare dalle parti basse a quelle alte, insomma sembra quasi che o abbia sofferto di laringite negli ultimi giorni, o che sia in evidente debito di ossigeno. La performance è un po’ approssimativa, piuttosto statica anche, non ci sono particolari picchi ma ciononostante il pubblico degli adepti reagisce bene, tant’è che di fianco ho un signore sulla cinquantina che si dimena facendo svolazzare il suo ciuffo canuto a destra e a manca. Non so, ma il tutto crea un’atmosfera un po’ surreale, mi dà una percezione strana, quasi come se i White Lies avessero già 20 anni di carriera alle spalle e stessimo assistendo ad uno dei loro ultimi concerti prima del ritiro dalle scene causa affaticamento. Indubbiamente i cavalli di battaglia anche se non eseguiti in maniera impeccabile riscuotono grandissima approvazione da parte dei più, e c’è anche da ammettere che da metà concerto in poi i suoni si sono amalgamati ed alcuni brani riescono a coinvolgermi più di quello che avrei pensato ad inizio concerto. Nel complesso, è un’ora e un quarto di buona musica, eseguita un po’ così così (non mi sbilancio troppo perchè non ho strumenti per farlo, non sono nè musicista, nè tecnico del suono, nè scrivo per NME, ma cerco comunque di essere obbiettivo e coerente con il mio punto di vista e le mie percezioni); insomma la loro musica non mi dispiace ma la performance per quanto mi riguarda lascia un po’ a desiderare. Mi viene quasi la curiosità di interpellare uno a caso tra i loro adepti (perchè di gente con t-shirt del gruppo ce n’è parecchia) per chiedergli se ciò a cui sta assistendo è di livello, ma guardandomi in giro vedo comunque tanti ballare, esultare, applaudire, farsi coinvolgere e soprattutto cantare a squarciagola tutti i brani. Probabilmente quindi la mia è una percezione fuori dal coro, tant’è che torno a casa un po’ deluso. Delusione che però non inficia nella riuscita di questa ventiduesima edizione di un festival che ogni estate riesce a portare una ventata di freschezza musicale nella mia città, quindi, nonostante questa data di chiusura un po’ discutibile (che ovviamente non può dipendere dalla direzione artistica, ci mancherebbe) un ringraziamento a chi ogni anno lavora per realizzare tutto questo mi sembra doveroso.
Un grazie speciale come sempre a Sara Tosi per queste e per tutte le altre stupende foto del festival.
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