Tornano dopo 7 anni gli LCD Soundsystem, capitanati da un James Murphy ancora in forma. Il loro addio dal mondo della musica sembrava infatti dovuto ad una scelta da parte del frontman di non voler più calcare i palchi a causa di una fatica fisica e vocale che non gli permetteva di raggiungere il risultato voluto; sicuramente però la mente di James ha sempre lavorato in questo tempo, per aggiungere carne al fuoco nella loro discografia. Ed allora, dopo alcuni estratti che hanno anticipato questo ultimo lavoro in studio, ecco arrivare American Dream, 10 brani tondi e lunghi, tipicamente in stile LCD, ma forse più sentiti, più introversi, meno divertenti ma più riflessivi. Oh Baby apre il disco e ci fa subito capire che forse qualcosa è cambiato, ma non la voce di James, ancora forte e capace di cantare raggiungendo anche tonalità alte laddove ce n’è bisogno, per rafforzare le emozioni che ci vuole trasmettere con la sua musica. Other Voices ci riporta ai primi lavori del gruppo, con quella sezione ritmica sicura e portante, sulla quale si appoggia la voce che più che cantare sembra quasi raccontarci una storia a tempo, in un climax di synth a tratti un po’ distorto e fastidioso, ma che lascia quel sapore agrodolce nel padiglione auricolare e nel cervello, quasi come se ci stessimo chiedendo “cos’è successo?”. I Used To ha un sapore un pò più antico, quasi eighties, affascinante ma forse un po’ asettico, forse l’unico punto basso di questo album, un brano non brutto ma di complicata digestione. Ci si riprende un pò con Change Yr Mind (non a caso), dove la ritmica più danzereccia trascina l’ascolto ipnotico della struttura classica della canzone alla LCD-maniera, dove non si capisce mai se arriverà una sorta di ritornello o meno, e quando forse ci sembra arrivare ecco che il brano è praticamente finito. How Do You Sleep? è quella canzone che quando inizia pensi che potrebbe non piacerti e che quando la finisci (dopo 9 minuti abbondanti) la vorresti riascoltare immediatamente per fartela piacere ancor di più, e mentre la riascolti e la riascolti ancora pensi a come potrebbe rendere dal vivo; probabilmente la mia preferita del disco. Tonite aveva di poco anticipato l’uscito dell’album, è un pò il pezzo più paraculo ma.. che stile: bassline trascinante, il solito James che narra cantando, vocoder qua è là, struttura ipnotica e dilatata, insomma dancefloor killer. Anche Call The Police avevamo già avuto modo di conoscerla, e ci aveva convinto: sicuramente il brano più aderente ai precedenti lavori degli LCD, un brano che infatti convince a pieno e segna questo grande ritorno sulla scena. La title track (anch’essa già uscita in coppia con il brano precedente) rappresenta un po’ l’altra faccia della medaglia, la parte un po’ più melensa, una ballata elettronica non necessaria, dal testo che racconta l’ennesima sensazione di amore disorientato, ma che nel complesso si inserisce dignitosamente tra i 10 brani che compongono il disco. Emotional Haircut ci risveglia dal torpore, ci dona carica dopo il malessere, ed è l’unico brano che nonostante i suoi cinque minuti e mezzo dura forse troppo poco, un rock contemporaneo che sfocia nell’esplosione finale. Chiudono il disco i dodici minuti abbondanti di Black Screen, ed il tutto suona bene, sigillando l’idea che ho maturato durante tutto l’ascolto, ovvero che per avere un parere definitivo ho bisogno di altri ascolti; non avevo troppe aspettative riguardo questo ritorno degli LCD, anzi è arrivato quasi a sorpresa, ma con American Dream non aggiungono granchè alla loro discografia; apprezzo però immensamente il rimanere estremamente coerenti alle loro scelte, al loro percorso, durante il quale si erano forse un po’ persi, ed ora hanno ritrovato la luce, ripresentandosi in punta di piedi, mantenendo comunque il loro stile che li contraddistingue. Speriamo di poterli potere rivedere anche dal vivo.
Label: DFA
Anno: 2017
Tracklist:
- oh baby
- other voices
- i used to
- change yr mind
- how do you sleep?
- tonite
- call the police
- american dream
- emotional haircut
- black screen
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