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set 08

Godblesscomputers – Solchi

Lorenzo Nada alza l’asticella della qualità, e con il suo terzo album sotto l’acronimo di Godblesscomputers porta la musica elettronica italiana in giro per il pianeta. E’ l’augurio che facciamo a Solchi, album con titolo italiano rispetto ai precedenti due in inglese, che forse proprio per scaramanzia con questo titolo cercherà di sfondare i confini nazionali. La musica di Godbless, è già pronta per espatriare, e le 16 tracce di questo ultimo lavoro in studio ne sono la conferma: 16 solchi appunto, che raccontano la maturazione dell’artista, ne rappresentano l’eterogeneità, si arricchiscono di collaborazioni e ci inducono a pensare fino a che punto potrà spingersi il suono di questo giovane talento, un suono maturo, riconoscibile, funzionale, sempre fresco e mai scontato. Brothers è la giusta introduzione, ritmiche che ammiccano alla provenienza hip hop di Lorenzo con il suo passato nel Lato Oscuro della Costa, ma permeato di suoni attuali, con un finale a sorpresa che non mi va di spoilerare. C’è poi la voce di Davide Shorty su How About You, forse il brano più radiofonico del disco, ma non per questo più scontato; la collaborazione tra i due artisti infatti è gustosa quasi come un cacio e pepe, il risultato è qualcosa di semplice, perfettamente equilibrato (un contemporaneo intreccio tra soul e r’n'b), e proprio per questo incredibilmente piacevole. Ci si placa ulteriormente con Just Slow Down, è il sound di Godblesscomputers al 100%, distillato di finezza elettronica difficilmente imitabile a questo livello. Wherever You Say forse nasce quasi come jam session, ritmi lenti tribali supportano la soave voce femminile per creare un qualcosa di estremamente sensuale ed affascinante. Segue la giusta colonna sonora per un viaggio sul litorale, al tramonto, mentre stai per raggiungere il mare: Adriatica mi rimanda a questo tipo di immaginario, anche in questo caso con una delicatezza senza paragoni, atmosfere chill con un sapiente inserimento di campionamenti al posto giusto e alcune chitarre che si rincorrono mescolandosi a synth morbidi. E poi Lorenzo ci sorprende con le ispirazioni dub di Life On Fire, avvalendosi del supporto di Forelock alla voce e alla maestria di Paolo Baldini per quanto riguarda la produzione: è il connubio magico, avrei sempre voluto sentire un mix del genere, e Lorenzo mi ha accontentato, con un brano dalle ritmiche alla Godbless, e tutto il resto alla Dubfiles, è davvero l’incontro di due geni del bene musicale. Dopo il breve interlude di El Destino (quasi dispiace non sia sfociato in traccia completa), arriva Glue, un brano che come dice lo stesso autore ha il sapore del passato, poichè assemblato con vecchio materiale ripescato; ed inserirlo in un nuovo disco, penso sia scelta perfetta per proseguire un certo filo conduttore sonoro. Dreamers è una canzone che mi proietta in un immaginario inglese, una canzone intima creata insieme ai Klune, promettente trio che in questo caso riesce ad interpretare in maniera eccellente le intenzioni di Godbless. LIP è poi l’ennesimo testamento della maturazione artistica del sound di Lorenzo, riconoscibile per alcuni clichè stilistici ma mai scontato. C’è spazio anche per qualcosa di più ballabile, come Records, un funk moderno che somiglia ad una mescolanza ordinata di dischi diversi, quasi come un mega mashup, è sicuramente uno dei miei pezzi preferiti dell’album. Tempo ancora per un piccolo intermezzo, ovvero 1989 e poi si torna a capofitto nelle atmosfere un po’ oscure, quasi notturne di Don’t Need, probabilmente il pezzo più sperimentale di questo album, ma che nulla ha da invidiare a tante altre cose che si ascoltano dal resto d’Europa e che vengono osannate come strepitose o incredibilmente innovatrici. La parentesi di Disquietude, brano dalla pacatezza devastante (che forse rispecchia molto il carattere e l’indole di Lorenzo, per quel poco che ho avuto modo di conoscerlo), ci separa dall’ennesimo capolavoro, ossia Father’s Light: la collaborazione con gli Inude si sviluppa in un crescendo di emozione musicale, bellissimo equilibrio tra voci, melodie e ritmiche soffuse che mi ricorda tanto l’Apparat dei vecchi tempi. Chiude il tutto Freddo, perfetto sigillo per un disco a cui auguro tutto il meglio del mondo, uno dei dischi migliori dell’anno, ed è italiano.

Anno: 2017

Etichetta: La Tempesta International – Fresh Yo!

Tracklist:
1. Brothers
2. How About U (feat. Davide Shorty)
3. Just Slow Down
4. Wherever You Say
5. Adriatica
6. Life On Fire (feat. Forelock & Paolo Baldini DubFiles)
7. El Destino
8. Glue
9. Dreamers (feat. Klune)
10. LIP
11. Records
12. 1989
13. Don’t Need
14. Disquietude
15. Father’s Light (feat. Inude)
16. Freddo

 

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