Jeff Dingler è un contrabbassita americano che ha passato un anno a vivere in Etiopia, un’esperimento che lo ha portato, al ritorno in USA, a mettere insieme un gruppo per rielaborare le sue esperienze musicali, fra gli stili che ha incontrato in Africa ed il jazz di New York. Con lui dei validissimi musicisti, il chitarrista Brad Shepik che conosciamo da tante incisioni, fra l’altro con Dave Douglas, Lou Rainone al pianoforte, Gusten Rudolph alla batteria e Josh Bailey alle percussioni in quattro brani. È un album maturo che si giova della presenza di uno Shepik in gran forma che riesce a districarsi fra blues, swing, bop e i ritmi africani ed un leader che sa scrivere le composizioni e guidare il gruppo per quarantuno minuti facendone un’unità compatta. Le otto composizioni sono notevoli, senza ripetizioni, e con tutti i musicisti che si fanno trovare pronti a seguire le idee del leader, a volte in esecuzioni eleganti e raffinate come Tiptoe, a volte invece ricche di ritmo come su Sebat, in cui è presente il percussionista Josh Bailey. L’ultimo brano dell’album, Way Home, è insieme alle percussioni africane, qui il leader è autore di un intervento mozzafiato e ovviamente anche Shepik alla chitarra è molto bravo, la cui intesa con Dingler è assolutamente telepatica. È un disco che si riascolta volentieri più volte, perfetto sia come idea che come realizzazione in studio.
Genere: mainstream
Label: Autoprodotto
Anno: 2017
Tracklist
01. Bati Celebration
02. Orange Clouds
03. Addis Blues
04. Merkato Navigation
05. In Transit
06. Sebat
07. Tiptoe
08. Way Home
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