Il pianista di origine canadese David Haney ritorna con una nuova incisione su Slam con il trio insieme agli argentini Jorge Hernaez al contrabbasso e David Bajda alla chitarra acustica, suoi collaboratori fin dal 2002 ed un ospite di eccezione, il trombonista americano Julian Priester, un veterano che è stato presente su incisioni storiche, fra i tanti con Max Roach e John Coltrane. Si tratta di una session divisa in sei parti, segnali, come indicano i musicisti nei titoli, “composta spontaneamente”, alla ricerca di nuove situazioni sonore. Dal colloquio spuntano momenti molto eterodossi, tranquilli, grazie anche al trombone di Priester, che porta nuovi impulsi alle dinamiche insite nel trio di Haney. Nessuno cerca il ruolo di primadonna e tutto si svolge all’insegna della parità di ruoli, ad un accenno dell’uno risponde un altro, ma sempre in modo pacato, lasciando molto spazio agli spazi intrapresi, imprevedibili per l’ascoltatore. Signal 2 è introdotto dal pianoforte, lentamente si aggiunge la ritmica, sembra un’esecuzione in trio, fino a che arriva il trombone a portare il brano verso nuove direzioni. È un’avanguardia insolita, quella di questo quartetto, lenta, che sembra sorgere da un laboratorio di alchimia con esperimenti dai risultati imprevedibili. Il lungo Signal 3, sono quasi undici minuti, mostra atmosfere più concitate ed un intervento memorabile del trombonista di Chicago, i quattro mostrano che hanno praticato il jazz e che sanno come gestire un’improvvisazione in cui il contrabbasso dà degli accenti swinganti in sottofondo. È uno dei momenti migliori del disco, su cui, anche se si conoscono le atmosfere e e gli sviluppi dell’improvvisazione, si ritorna volentieri. Una proposta insolita, ma che si ascolta volentieri perchè la sorpresa è sempre dietro l’angolo.
Genere: avanguardia
Label: Slam Productions
Year: 2018
Tracklist
CD1
01. Signal 1
02. Signal 2
03. Signal 3
04. Signal 4
05. Signal 5
06. Signal 6
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