Il 23 novembre Roma Vintage Festival presenta The Sonics in concerto. Opening acts The Wildmen, Antonio Sorgentone e Gli Illuminati. In più il dj set di Civitillovic & Pensovic, e Church Of Fonzie. Il tutto al Circolo degli Artisti di Roma. Città che è stata per troppo tempo orfana di una delle band che hanno cambiato per sempre il corso della storia della musica. Il punk esisteva già quando ancora nessuno gli aveva dato un nome. Lo suonavano quasi cinquant’anni fa a Tacoma, stato di Washington, cinque ragazzi ai quali la carica trasgressiva del primo rock’n’roll non bastava più. Occorreva andare oltre, alzare i volumi, aumentare velocità e distorsione, saturare gli ampli. Ci pensarono Gerry Roslie, Andy e Larry Paripa, Rob Lind, Bob Bennett: i Sonics, ovvero la garage-band più dura, offensiva e vitale dei sixties americani. Da quell’area degli Stati Uniti (il nord-ovest) arrivavano tradizionalmente i suoni più granitici, basti pensare a gruppi come Kingsmen e Wailers, ma i Sonics avevano qualcosa in più. Erano più cattivi, mordevano i microfoni, facevano ballare i morti. Erano…i Sonics! I migliori. Gente che si era fatta le ossa su standard come Louie Louie e Have Love Will Travel (strapazzandoli) ma che dal proprio cilindro aveva estratto gemme destinate a diventare classici come Strychnine, Psycho, The Witch,Boss Hoss, The Hustler, Maintaining My Cool, ovvero la storia del garage americano. I loro due album del ’65 e del ’66, Here Are The Sonics e Boom, sono l’ABC del punk. Lo sostengono da sempre personaggi come Iggy Pop, Jack White degli White Stripes, lo ribadivano in ogni intervista Kurt Cobain e quella buonanima di Lux Interior dei Cramps, lo testimoniano generazioni di teenagers brufolosi che hanno fondato bands ispirandosi a Gerry Roslie e soci, decennio dopo decennio, a dimostrazione del fatto che la lezione dei Sonics non è stata scalfita dal tempo. Una formula tanto semplice quanto efficace: andare al nocciolodel rock’n’roll per estrarne l’essenza. Come? Agendo su volumi e distorsori, raschiando le ugole fino al dolore fisico. Vedere i Sonics dal vivo è necessario. Non solo per toccare con mano un pezzo di storia ma anche (e soprattutto) perché il rock’n’roll, quello vero, è un’esperienza fisica, viscerale, e i Sonics ne sono una delle massime espressioni. Le tonsille al vetriolo di Gerry Roslie e il sixties-punk deragliante dei suoi compari, sempre al limite, raccontano più di cento libri il senso del rock’n’roll. Perché un concerto dei Sonics oggi? Per aprire gli occhi a chi pensa che il rock sia ormai un genere musicale come tanti, rassicurante e “istituzionale”. Non lo è, per fortuna. E i Sonics, nel 2011, sono qui a ricordarcelo. Al massimo del volume.
nov 19
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