Ve lo ricordate Cowboy Bepop, un anime fighissimo che andava in onda su Mtv qualche annetto fa? Per me segnava il passaggio dai cartoni visti quando ero più piccino a quelli che mi capitava di vedere durante i miei anni universitari. Ecco, penso che se i creatori avessero avuto conoscenza degli Atomik Clocks non ci avrebbero messo molto ad inserirli nella colonna sonora. Si, perché i pezzi di Magdan in Charleroi, autoproduzione uscito quest’anno dalle parti di Firenze, sarebbero stati di sicuro consoni alle azioni fantastiche di Spike & co. Merito di Francesco Li Puma al basso, Marco Ruggiero alla batteria e Filippo Pratesi al sax. Si, avete capito bene, proprio quello strumento lì che vedete spesso in mano a Lisa Simpson (per restare in tema di cartoni). Il connubio tra questi tre strumenti ci regala un freak jazz ispirato e moderno, che tra stop calcolati ed improvvisazioni sonore ci regala momenti entusiasmanti dalla prima all’ultima traccia. Attraversando i virtuosismi post funk di Cash’n’Carry, lanciandosi a perdifiato nei meandri di Pyscho Bones e nelle code nervose e stridenti di Meat Flute (Tullyo de Syncopo), gli Atomik Clocks rompono le barriere dei suoni stereotipati in generi per definire un nuovo concetto di musica contemporanea. L’ottima miscela basso – batteria offre un ritmo a volte regolare, a volte scostante, per la fantasia del sax. Deuterio (forse la traccia migliore) docet. Per la serie, quante cose si possono fare senza chitarra! Quando non si perdono nei virtuosismi, le quattro corde seguono spesso percorsi ossessivi e catatonici, mentre il sax disegna un paesaggio urbano dai contorni frenetici ed improvvisi (le convulsioni di La Stagioni degli amori sono da antologia). Tra la regolarità degli orologi e la follia atomica, con deviazioni spesso violente ed improvvise, questo gruppo di Firenze dimostra una maturità eccezionale (i tre sono attivi dal 2007) regalandoci un album eccellente senza la minima sbavatura di sorta. Proprio come ogni singolo episodio di Cowboy Bepop.
nov 21
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