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nov 23

Tre date a dicembre per i White Lies

White Lies

Dopo il successo del disco di esordio, To Lose My Life, con più di 750.000 copie vendute in tutto il mondo e dopo il secondo atteso ed acclamato disco, Ritual, che li ha portati a suonare nei Festival più importantissimi tra cui Reading, iTunes e Leeds, torna in Italia la new wave oscura ed accattivante dei giovanissimi White Lies. Acclamati dalle maggiori riviste inglesi NME e Mojo, che li supportano caldamente dagli esordi, dopo essersi esibiti all’I-Day Festival a fianco di Arctic Monkeys e Kasabian, tornano e dicembre per tre date live: venerdì 2 Dicembre a Padova, sabato 3 a Roma all’Orion Club, e domenica 4 all’Alcatraz di Milano
Eredi di un sound tipicamente british, insieme ad Editors, unici rappresentanti credibili di un rock oscuro e magico che ha ereditato nei suoi cromosomi lo stile e la ricercatezza di band come Joy Division e The Cure unendo anche una spiccata ricerca della forma-canzone pop. Dopo il successo del disco d’esordio, To Lose My Life, accompagnato da hit come Farewell To The Fairground, Death e To Lose My Life, che ha vertiginosamente scalato le classifiche di vendita piazzandosi al numero 1 in Inghilterra e vendendo più di 750.000 copie in tutto il mondo, i White Lies pubblicano a gennaio 2011 il secondo atteso disco, Ritual, (su etichetta Fiction/Universal) prodotto da Alan Moulder (già collaboratore di Depeche Mode, N.I.N., Smashing Pumpkins) ed anticipato dal singolo Bigger Than Us. Dal vivo il trio originario di Ealing (vicino Londra) dipinge atmosfere scure e raccolte, ma capaci di esplodere in un attimo con un eclettismo pop-rock davvero invidiabile per la sua particolarità ed energia. Nei testi, anch’essi bui e crepuscolari, è la voce diretta, decisa e teatrale di Harry Mc Veigh ad uscire e governare la scena mentre le ritmiche di Charles Cave (basso) e Jack Lawrence Brown (batteria) si rincorrono insieme alle chitarre e le tastiere, sempre ad opera di Harry. Un’eccezionale live band che si conferma come una tra le realtà più emozionanti della new-wave inglese.

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