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nov 24

Laser Geyser – Innerself Surgery

Quando capita così non resta altro da fare che arrenderti. Ci sono dischi che impari ad apprezzare dopo tanti, diversi ascolti. Altri che ti trafiggono subito al primo colpo. Perché sentono il tuo odore, ti riconoscono, sai che sei fatto della loro stessa materia. Ti vengono quasi a cercare. Ed Innerself Surgery è uno di questi. Da applausi l’artwork di Giovanni Cangini, con schizzi fluttuanti alla Stone Roses ma colori acidi alla Crocodiles. E da acclamazione il suono di questi due ragazzi di Bologna (Cangio e JJ) che dopo uno split con i Cusack lo scorso anno, fanno uscire per la Tannen Records questa bomba. A grappolo perché dopo esserti esplosa in mano al primo contatto ti ustiona con tante microesplosioni, all’incirca 13 quanto le tracce del disco. Dallo sfolgorante e sfigurante inizio di Innerself Surgery alle convulsioni finali di Charcarodan Charcarias (naturalmente il mio pesciolino preferito fin da piccolo) è un sussulto continuo, fatto di strappi acidissimi, rimandi ai colpi di tosse dei Black Sabbath (Throat Miners), chitarrona vintage come se non se ne sentono più nell’epoca digitale. Una frenesia irrefrenabile accompagna i Laser Geyser lungo un tragitto on the road che vede sfrecciare accanto a se tutte le icone dell’underground visionario ed a tratti tossico della musica americana, e che trova spesso un metro di paragone non irrilevante nel confronto con i Japandroids. Chitarra e batteria, ed un mondo intero da scorticare con composizioni immaginifiche (Forzier), un post punk massiccio (vedi le squame corazzate di Grass Snake Vertigo) e schizzi di rock malato e contagioso. L’innalzamento progressivo e dilatato di Silver Strawberry for a Bullet. Con tempi, modi e suoni che rasentano la perfezione. E la forza dell’urgenza di Dust Tiger (miracolosa), con pesantissimi ripensamenti prima dell’esplosione finale. Una soundtrack che andrebbe bene per le avventure di “Skane” Plissken, in un futuro ormai non troppo lontano. Con pezzi che non vanno mai oltre i tre minuti. Andrebbero visti dal vivo i Laser Geyser, per misurare la temperatura attorno al palco e vedere se sono in grado di fonderlo o di provocare sciami sismici rilevanti. E sentire con le proprie orecchie cosa significhi realmente suonare con una chitarra, una batteria e due voci, come se non ci fosse un domani.

Label: Tannen Records
Anno: 2011

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