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apr 10

Beatrice Antolini – BioY

Con la sua consueta veste d’elegante psichedelia, tra reflussi sonori seventhies e bordate funky – tribali, Mrs. Beatrice Antolini, dopo il precedente (quanto sorprendente) A Due – lavoro che in molte situazioni fece quasi urlare al miracolo rivoluzionario – torna a stuzzicare l’udito della sua ormai vasta schiera di attrattori con BioY, terzo full lenght della sua fulminante carriera, e prossimo hot topic nelle accese discussioni fra (presunti) addetti ai lavori.
Molto, è già stato detto e stradetto, dal 2006 (anno di uscita del primissimo lavoro firmato Antolini, Big Saloon) ad oggi, sulle qualità tecniche ed artistiche della musicista marchigiana: senza alcuna soluzione di continuità, merito in gran parte della sterminata ed inadatta (alla divulgazione settoriale) mole di forum/blog/webzine/myspacevari, in cui qualsiasi sprovveduto con all’attivo il solito Emule ed una buona connessione può calarsi nei panni di Ralph J. Gleason, si è passati dall’osannare l’imprevedibilità destrutturante della maceratese biancovestita a sentenziare sull’ostentato sabor kitsch che permea le atmosfere fantastiche delle sue composizioni.
La verità, questa volta, non è nel mezzo, ma altrove.

Né per vecchi (con buona pace dei fratelli Coen), né per comici (non me ne voglia Crozza), l’Italia è un paese per invidiosi e mediocri: l’incapacità di gioire dei frutti delle altrui capacità, quando poi son composte – come in questo caso – da soluzioni d’onesta genuinità, lontane anni luce dall’esasperata tecnica musicale o dall’astrattismo compositivo tipico di formazioni avantgarde in stile Fantômas, o la cronica carenza d’intraprendenza tipica del fanboy pronto a sperticarsi in panegirici nauseabondi verso chi “fa” quel che lui avrebbe aspirazione di fare, ma che allo stesso tempo – e pigramente – non fa (vista la più immediata facilità – tipica della rete – del mitizzare chiunque, non so, condivida la stessa pagina Facebook), costituiscono due archi antropocentrici della stessa parabola discendente.
Questo nostro bel paese è, in realtà, una nazione di musicisti – clone, di copie d’una stessa imitazione (dieci punti a chi coglie la citazione), d’antropofagi vigliacchi ed il fato dei pochi meritevoli è destinato ad infrangersi su due scogli ben definiti: la denigrazione o l’esaltazione.
Del semplice ascolto, della più classica fruizione auditiva d’uno stramaledettissimo cd, non c’è traccia.

Stessa sorte, ahimè, è toccata a Beatrice Antolini ed al suo BioY.
Da un lato, chi la considera una furbetta senza mestiere; dall’altro, chi sembra cadere vittima di spasmi mistici a partire dalle note di Venetian Hautboy (già inserita, fra le varie cose, nella compilation Il Paese È Reale).
Ciò che sfugge è la considerazione del reale: Beatrice Antolini è, prima d’ogni cosa e sopra ognuna di esse, una musicista.
Una musicista dannatamente brava … e questo suo ultimo lavoro ne costituisce la prova più evidente.

Abbandonato il frastuono voluttuoso e l’acidità surreale dei precedenti lavori, BioY si compone di una materia più articolata e “matura”, studiata con attenzione e dovizia di particolari, vagamente paragonabile ad un condominio sonoro pop abitato da distorsioni e colori accesi; verrebbe quasi voglia di consideralo una lenta progressione geometrica in dieci funzioni sfrontate ed accattivanti.
Nel caleidoscopio di Beatrice Antolini, tutto viene scomposto e ri – assemblato in un processo che, senza mediatori né mediazioni, conduce alla libertà d’azione: dal cantautorato all’industrial, dall’elettronica agli archi, passando da un pop dai (non molto) velati echi eighties per il rock allucinogeno dei cari Jefferson Airplane.
Ascoltate Abletable, per averne conferma … o una qualsiasi Mutantsonic.
Grazia ed irruenza convivono nelle stesse pagine consumate, nelle medesime composizioni guidate con leggerezza dal vaporoso rintocco d’un pianoforte scordato.

Finalmente, possiamo dire che, in Italia, qualcosa si sta muovendo e Beatrice Antolini, insieme agli A Toys Orchestra, suoi compagni di scuderia, fa parte di questo (piccolo) cambiamento.

Tracklist:

01. Piece Of Moon
02. We’re Gonna Live
03. Planet
04. Mutantsonic
05. Eastern Sun
06. Paranormal
07. BioY
08. Venetian Hautboy
09. Abletable
10. Night SHD

Anno: 2010
Genere: Beyond
Prodotto: Italia
Etichetta: Urtovox

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