Verso fine del 2010 nascono gli In my june, un trio con alle spalle esperienze totalmente diverse. Le due chitarre smettono con il “noise” per approdare all’acustico mentre il terzo componente è una soprano violoncellista dall’intensa attività concertistica in Italia e in Europa. Giunti al settembre 2011 pubblicano il loro lavoro di esordio Blind Alley (certo intitolare “vicolo cieco” il disco di esordio è come stuzzicare la propria bambolina vodoo ma è evidente che qui la band non si preoccupa troppo della superstizione) in cui sventolano la loro introspezione, cantano di dolore e dolcezza come nell’autentica generazione dei poeti maledetti. Gli arrangiamenti semplici delle chitarre acustiche sono alzate ad un piano superiore dal violoncello allestendo un suono con una propria semantica, gradevole all’orecchio. La voce grezza, ai confini della logica (una pronuncia inglese “ruvida”), squarcia l’impianto strumentale così armonioso per gettare l’ascoltatore nelle ansie dell’autore. C’è l’acustico, l’indie-folk, la poesia ossessionata e perseguitata però Blind Alley sembra più frutto di un lavoro guidato dalle emozioni che dalla tecnica, una forma di sperimentazione musicale che magari non lo renderà un prodotto commerciale ma, come un colpo di tosse nel silenzio, si farà notare da chi lo ascolta.
Label: Garage Records
Anno: 2011
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