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dic 04

Stephin Merritt – Obscurities

All’incirca cinque o sei anni fa, quando i miei ascolti erano veramente estremi, incappai nei !!! e rimasi folgorato dalla musica di questo gruppo. Ora voi vi chiederete cosa c’entrino i !!! con Stephin Merritt, ma a tutto c’è una spiegazione: sono entrambi americani, innanzitutto. E poi, il legame più sottile, ma più significativo, è che, tra le tracce che ascoltavo nel mio periodo !!!, vi era la cover di Take ectasy with me, che mi interessò al repertorio della creatura di Stephin, vale a dire i Magnetic Fields. Se volete altre strane coincidenze ed indicazioni di come mi sia venuto ad interessare ai campi magnetici, vi posso dire che ho iniziato a scoprirli ascoltandoli assiduamente in quel di Washington, D.C., e che, stranamente, prima che mi arrivasse la proposta di recensirli, proprio qualche giorno prima avevo acquistato 69 Love Songs ad un’offerta stracciata. Mi ero ripromesso di comprare prima o poi questo capolavoro e finalmente ci sono riuscito. Strane le coincidenze, vero? La pubblicazione di Obscurities individua un percorso a ritroso, alla ricerca delle origini, tornando alla Merge Records. E tirando fuori alcuni pezzi già pubblicati con i The 6ths, side project dello stesso Merritt. Dall’oscurità escono fuori canzoni, versioni, rarità e note, precedenti al boom di 69 Love Songs. E che fanno intravedere la magia di un artista destinato ad entrare a pieno nella storia della musica, grazie alla sua dolcezza ed alla sua perfezione musicale. Mai una nota fuori posto, una sensibilità ed una ironia leggera per l’amore, la vita ed il mondo. Con risultati fuori dal comune: la sublimazione del pop. La sorpresa è Yet another girl, scanzonata e cadente, in grado di farti fischiettare una settimana intera il suo semplice, delizioso motivetto. Tra impressionismi new wave con l’intro di Scream (Till You Make The Scene), che sembra uscita fuori dal repertorio dei Devo, e folgorazioni acustiche (Plant White Roses vi farà piangere, ve lo assicuro) Stephin Merrit sfoggia il suo talento senza sfrontatezze e clamore, ma con semplicità e naturalezza. Quanto sono indicative Rats in the garbage of the western world e Rot in the sun, per il futuro sviluppo musicale dei Magnetic Fields. Vi è addirittura una versione più elettronica della famosa I Don’t Believe You, e c’è spazio anche, per l’appunto, per la stessa Take Ectasy With Me. Ma quella proprio no, non si poteva per niente alterare. Doveva giustamente restare così com’è. Perfetta.

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  1. L’amore in fondo al mare » musicZoom

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