Dedicato a coloro che salgono in cattedra, che comunque non hanno capito un cazzo del mondo e menchemeno di me che, per di più, ho ben altri cazzi in testa.
Giorgio Canali
Non credo alle presentazioni.
In fin dei conti, Giorgio Canali, non è certo il tipo ad averne bisogno: importa forse qualcosa saperlo impegnato (anni fa) nel progetto CCCP o immaginarlo chitarrista di fuoco nei ben più recenti CSI, magari affiancato ad artisti del calibro di Gianni Maroccolo o di Giovanni Lindo Ferretti?
No, non cambierebbe nulla.
Assolutamente.
Elettrico, ruvido, rabbioso, libero, Canali ha sempre saputo dimostrare la sua classe, album dopo album, capolavoro dopo capolavoro, anche al di là di quei progetti ben più blasonati di cui ha fatto parte nel recente passato, confezionando di volta in volta lavori che hanno saputo distinguersi dalle altre produzioni del genere per introspezione, lirismo e qualità eccezionalmente superiore alla media.
E mentre la parabola degli ormai ex PGR, di cui egli stesso era anima portante, proprio in questi giorni, volge alle sue ultime (accertate) notizie di cronaca, Nostra Signora della Dinamite fa la sua comparsa nei nostri impianti audio proprio per ricordarci quanto l’artista di Predappio, in realtà, sia uno dei migliori rocker in giro per la penisola.
La quinta fatica discografica di Giorgio Canali (la quarta in cui viene accompagnato dagli splendidi Rossofuoco, ormai divenuti molto più di una semplice band esecutrice quanto più una realtà radicata nelle viscere dello stesso Canali) si apre subito con una cavalcata distorta in stile Verità, la verità, opener del precedente lavoro (Tutti Contro Tutti) da cui, però, si discosta subito per impatto emotivo e vulnerabilità: Quello della foto è una canzone di dolore, solitudine, disperazione, un lamento che diviene urlo nell’attimo definito del suo farsi reale, vivo (“io non esisto, io sono il vuoto / sono quello tagliato via nella foto”, recita il suo ritornello).
Si procede con Lezioni di poesia e Tutti gli uomini, due “ballate” (nel senso più lato del termine) di sudore e malinconia, due scrigni d’esperienza e vita che bruciano sulla pelle come le lacrime con cui sono state intessute le metriche sbilenche delle due canzoni.
Andando avanti, con brani come MP nella BG e Respira Ancora, torna a farsi vivo il rock più granitico e d’impatto con cui eravamo stati viziati sin dal 1998 di Che fine ha fatto Lazlotòz: atmosfere aggressive, andature furiose, testi affilati come lame piantate nello stomaco (impossibile non citare il ritornello “Paisà, canta che ti passa / canta aspetta e spera”).
Discorso a parte merita la conclusiva (quanto splendida) Mme et Mr. Curie, un’orazione per la fine del mondo (o del niente), in cui la voce roca di Canali s’intreccia ad un muro di chitarre sognanti, calde, dirette al cuore.
Questo è Canali.
Un poeta.
Ascoltatelo “mentre il mondo vive il suo miraggio di essere reale, tra un treno in ritardo ed una morte puntuale”.
Tracklist:
01. Quello della foto
02. Lezioni di poesia
03. Tutti gli uomini
04. Nuvole senza Messico
05. Rifugi di emergenza
06. Nostra Signora della Dinamite
07. MP nella BG
08. Schegge vaganti
09. Respira ancora
10. M.me et Mr. Curie
Anno: 2009
Genere: Rock
Produzione: Italia
Etichetta: La Tempesta
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