Dinamici, leggeri, combattivi: i Legittimo Brigantaggio, formazione combat folk girovaga ed agguerrita, dopo due album capaci di destare la giusta dose d’attenzione degli appassionati d’un genere musicale ormai stantio e ripetitivo, devoto più alla pia ripetizione delle proprie consolidate strutture che alla sperimentazione sonora, tornano a calcare le scene del nostro fu Bel – Paese con la loro, ormai consolidata, miscela di rabbia romantica e passione ska.
Forti d’una fan base sempre più numerosa, della vittoria del Premio della Critica nel corso della XII edizione del Voci X La Libertà (festival canoro marchiato Amnesty International) e della conquista della stragrande maggioranza delle emittenti radiofoniche indipendenti con la loro Mi Lamento (contenuta nel presente lavoro), la band laziale sembra aver intrapreso la strada della scoperta e della rivoluzione, più che dell’affermazione di sé stessa (scelta ammirabile), aggiungendo una buona dose di rumore alle forme senza tempo dei propri violini e delle proprie fisarmoniche.
Che la formazione abbia raggiunto la piena maturità compositiva è cosa certa, appurata, e, se si è assaliti da dubbi ed incertezze, basta ascoltare – anche solo superficialmente – brani come Mannaggia a te per rendersene completamente conto.
La congiuntura elettrica – stradaiola operata dal six act laziale è talmente soddisfacente da scatenare parecchi sorrisi e più che vaghi accenni “danzerecci” nell’ascoltatore man mano che le undici tracce scorrono leggere nell’impianto stereo delle nostre piccole camere di città (mi raccomando, il volume … alto!).
L’approccio fisico dei Legittimo Brigantaggio al pubblico, che sia in sede live o nell’intimità della fruizione domestica, è totale, caldo e vibrante, coinvolgente come il vino rosso d’una osteria di paese.
Ciò che desta pareri contrastanti, invece, è la (spesso) forzata sfumatura politica con cui le liriche vengono rivestite: fin troppo stereotipato e canonizzato nei ranghi del più comune e, che Dio voglia, “sacro” impegno sociale tricolore, seppur di pregevole fattura, l’approccio stilistico della band, in fase di scrittura, sembra dimenticare l’analisi verista delle tematiche trattate in favore d’una più semplice e commestibile, quanto facile, critica anti – sistema.
Come dire: tra bardo e menestrello, la distanza è breve.
In conclusione, Il Cielo Degli Esclusi è senza dubbio un lavoro ben confezionato, ben prodotto e ben orchestrato, ricco d’illustri partecipazioni (Betty Vezzani dei Modena City Ramblers e Sergio Maglietta in primis) in grado di conferire maggior spessore e profondità ad un album in ogni modo piacevole e consigliabile.
Tracklist:
1.Intro
2.Sudore e fiamme
3.La leva infantile del ’08
4.Lo specchio del pastore
5.Mi lamento
6.Il gioco del mondo
7.Velluto di pietra
8.Mannaggia a te
9.Canzone per Franco
10.Calderas
11.Ad occhi chiusi
Anno: 2010
Genere: Folk Rock
Produzione: Italia
Etichetta: CinicoDisincanto
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