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apr 12

Linkin Park – Minutes To Midnight

Che i Linkin Park siano una delle band più rappresentative e blasonate dell’intero panorama musicale americano (e non) è, ormai, un dato acquisito.
Dopo quaranta milioni di dischi venduti ed un paio di record ben saldi sulle spalle (Hybrid Theory è stato l’album d’esordio più venduto del XXI secolo), la band capitanata da Bennington e Shinoda potrebbe ben dirsi fiera del successo acquisito finora, racchiuso in una preziosissima formula che, tra attitudine da strada e divismo televisivo, mescola(va) astutamente la violenza del nu metal più diretto con la tensione vibrante del rapcore a stelle e strisce.
Mentre, però, hard rock, melanconia e ruggiti hip hop riuscivano, nei loro primi due dischi, ad aggiornare (almeno in parte) un discorso stantio ed ormai sterile, perso tra le centinaia di ributtanti pseudo –  cloni ispirati ai Korn ed ai grandiosi Rage Against The Machine, in questo terzo lavoro, fatidicamente intitolato Minutes To Midnight, i Linkin Park sembrano essersi inesorabilmente persi nella loro stessa fredda, insipida commerciabilità.

Gli echi di One Step Closer e Points Of Authority suonano ormai lontani ed indistinti, le melodie di Numb e Pushing Me Away sono state rimpiazzate senza ritegno da una manciata di brani facili e privi di mordente, confezionati ad hoc per stimolare l’airplay radiofonico ed urlati quanto basta per non uscire dalle frequenze catodiche di MTV.
Nonostante una sincera quanto apprezzabile volontà di cambiamento (peraltro già presente nel precedente Meteora) e la collaborazione con un certo Rick Rubin, purtroppo, Minutes To Midnight, risulta minato da una composizione ostica, spesso troppo confusa e disarticolata.
Più che al suono di una nuova era, questa terza fatica targata LP sembra ricongiungersi al tentativo poco riuscito di condensare proposte musicali differenti in un unico calderone pieno zeppo di idee mal espresse, slegate fra loro, senza un preciso orientamento stilistico, passando dalla finta e melensa energia punk di Given Up alle ballate smielate e senza carattere di Leave Out All The Rest, Valentine’s Day o di una qualsiasi altra In Between.
Il primo singolo estratto, poi, intitolato What I’ve Done, altro non sembra che l’esatta copia carbone (forse solo un po’ meno graffiante) della già nota Somewhere I Belong, mentre la ritmica soffusa e delicata di Shadow Of The Day sfuma nel tentativo di emulare gli U2 di fine anni ’80.
Ed a nulla valgono le sonorità alternative di The Little Things Give You Away, ultimi sei minuti di un album decisamente opaco e del tutto trascurabile.

Tracklist:

1.  Wake
2.  Given Up
3.  Leave Out All The Rest
4.  Bleed It Out
5.  Shadow Of The Day
6.  What I’ve Done
7.  Hands Held High
8.  No More Sorrow
9.  Valentine’s Day
10.  In Between
11.  In Pieces
12.  The Little Things Give You Away

Anno: 2007
Genere: Pop/Rock
Produzione: USA
Etichetta: Warner

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