Diciamocelo pure, ascoltare un gruppo che si chiama There will be blood durante i giorni di Natale sembrerebbe un pò fuori tempo ed al di là delle possibili sincronie con il clima delle feste. Ma noi amiamo il rischio e non ci facciamo di certo fermare dai conformismi. E ricordandoci anche che il nome del gruppo di Varese è il titolo di uno dei film più belli di questo inizio millennio (Il petroliere, con uno straordinario, come al suo solito, Daniel Day-Lewis), ci appropinquiamo con il dovuto rispetto alla opera prima di Davide Paccioretti, Mattia Castiglioni e Riccardo Giacomin dal titolo Wherever you go. Dopo il furtivo Coyote che ci introduce all’atmosfera selvaggia del disco, l’elettricità inizia subito a farla da padrona: White Walls scarica tutto il volume delle due chitarre in un blues mefistofelico lasciandoci a bocca aperta. La potenza di fuoco dei There Will Be Blood è veramente poderosa, tanto che il primo gesto meccanico è quello di alzare la manopola del volume, quasi di riflesso. Segno che il sound piace, grazie anche alle melodie accattivanti ed imbizzarrite di Death Letter. Qui inizia una lunga serie di omaggi alle più consuete tecniche del blues, che la successiva ed ottima Stomp or Fall espliciterà come inno di battaglia. E che ci fa capire che qui ci troviamo di fronte ad una band già matura e dal potenziale micidiale, con riferimenti solidi (pensiamo a certi tratti dei Black Rebel Motorcycle Club, oppure, per mettere maggiormente a fuoco l’obiettivo, ai 22-20s). Ciò che rende interessante l’ascolto però non è tanto l’estetica blues che contrassegna le dieci composizioni, ma è il talento nel mantenere alta l’attenzione anche nelle parti più sommesse (vedi la sussurrata The Story of a Woman Who kisses only Once) prima delle consuete deflagrazioni che ti fanno sentire come a Baghdad sotto le bombe. Ottima anche la coda finale del disco, con River Flowing (veramente devastante con stacchi immaginifici ed una sessione ritmica di pura potenza), la velocissima Circle of Truth, le panoramiche aperture di The Faith e la conclusiva Black Rain che funziona un po’ come zona di decompressione acustica dopo un ascolto che definire intenso sarebbe troppo poco. Ottima anche la produzione per un disco veramente notevole, che attendiamo di ascoltare meglio dal vivo, con una massiccia dose di decibel e senza discussioni di sorta. E che ci farà capire meglio chi (o cosa) sia veramente la Terza Rivelazione.
Label: autoprodotto
Anno: 2011
Tracklist
- Coyote
- White Walls
- Death Letter
- The Blood
- Stomp or Fall
- The Story Of A Woman Who Kisses Only Once
- River Flowing
- Circus of Truth
- The Faith
- Black Rain
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