Ovvero dell’inutilità di stilare classifiche sui migliori album dell’anno, quando subito dopo ti capitano tra le mani dischi così. E ci resti scottato. Perché Sound Kapital ci rientrerebbe eccome nella classifica in oggetto, e di filato sul podio. E magari proprio al primo posto. Uscito il 30 giugno per la Sub Pop, l’ultimo lavoro di Dan Boeckner e della moglie Alexei Perry, dimostra un sacco di cose. Innanzitutto che la genialità di Boeckner, già evidente per chi conosce i Wolf Parade, è ormai conclamata. Qualsiasi cosa suona Dan si trasforma infatti in oro. Ed inoltre la stessa genialità dell’artista canadese sembrerebbe essere quasi compressa nei Wolf Parade, mentre trova ampia libertà di espressione e si trova molto più a suo agio negli Handsome Furs. A proposito dei Wolf Parade: prendendo l’ottimo Expo 86, uscito l’anno scorso, ci si accorge che gli Handsome Furs ripartono proprio dalla coda della magnifica Cave-o-Sapien, per spingere sull’acceleratore e superare con la velocità della luce tutto quello che abbiamo ascoltato durante quest’anno musicale. Coordinate: una wave spinta ed alla ricerca infinita e continua della dance, con sonorità prettamente anni ’80. La partenza entusiasmante di Bury Me Standing elettrizza l’aria e sposta notevolmente il campo magnetico terrestre. Il pezzo più bello che il sottoscritto ha ascoltato quest’anno. Senza discussioni di sorta. Un deflagrare continuo di synth e tastiere, distorsioni dosate al punto giusto ed il ritmo incalzante di una drum machine che spinge come uno stantuffo. Sensazioni deliziose che continuano nel prosieguo del disco attraverso la selva simil post-punk di Cheap Music e Damage (futuristiche fughe notturne attraverso fasci di luci al neon); accompagnati da ritmi e sonorità che si avvicinano agli LCD Soundsystem (Memories of the future e What about us suonano il sound of silver di James Murphy come nemmeno l’originale farebbe più), ma che coprono uno spazio musicale lungo più di un trentennio (la monumentale No Feelings sigilla e mette in archivio la completa perdita di sentimenti annunciata dai Joy Division di Disorder). Il tutto condito da testi di protesta che colgono appieno il clima indi(e)gnados del 2011. Non per farne un vezzeggiativo, ma per averlo vissuto appieno, dopo un tour dei due coniugi in Myanmar (dal precedente e colonialistico nome di Birmania) nel 2010. Un posto molto carino ma in cui si può finire facilmente in carcere per aver suonato in pubblico, assieme a “thousand of lonely kids making noise in a basement”. In cui un governo opprime (se non sopprime) le persone. Un governo a cui gridare You don’t Serve the People. Boeckner e consorte recuperano la funzione rivoluzionaria della musica, spostando il livello un tantino più in là sia sul piano del messaggio che sul livello qualitativo. Basta il semplice ascolto di Repatriated a lanciare un messaggio semplice e sovversivo allo stesso tempo: s-catenatevi. Un disco capitale, che pone fine ad una stagione di revival degli anni ’80 che ha avuto una lunga coda, ma su cui gli Handsome Furs hanno forse messo il punto finale. No, non si ritorna più indietro. Per parafrasare l’ultimo pezzo, da questo disco si esce cambiati. Per sempre. “When I get back I’ don’t feel the same, I don’t feel the same, I don’t feel it anymore.”
Label: Sub Pop
Anno: 2011
Tracklist
01. When I Get Back
02. Damage
03. Bury Me Standing
04. Memories of the Future
05. Serve the People
06. What About Us
07. Repatriated
08. Cheap Music
09. No Feelings
1 commento
closer
28 dicembre 2011 a 16:16 (UTC 1)
Copertina fantastica.
Mi ricorda tanto la tangenziale est di Roma.