E’ un disco controverso l’esordio sulla lunga distanza di Russel White. Lo è perché rispetta appieno il percorso compiuto finora, lo è perché può tranquillamente essere anche considerato come esempio del “suono” del momento (un po’ come l’ultimo di Ferraro) il che vuol dire tutto e nulla. Incombono quindi i tastieroni e i synth a richiamare estetica e forma anni 80, ma tutto è mischiato a tracce dei generi più disparati, dal prog alla techno. Glass Swords è un disco Warp come “dovrebbe” suonare oggi, inglobando anche le direttive di come i dischi Warp suonano in generale. E’ una fucine di idee, gettate nell’arena ad accapigliarsi, senza allenamento o preparazione, per il gusto di sovrapporre strati su strati di sonorità e riff, quasi a mascherare e al contempo far affiorare alla luce, l’identità di Russel, filtrata dalle tendenze a cui si accennava poco su. Ma potrebbe benissimo essere il contrario. Alla fine, Glass Sword, è stato anche insignito di posti d’onore, se non proprio di quello principale, in tante classifiche importanti, sempre per ciò che rappresenta più che per quello che in effetti è. E allora, da queste parti piace considerarlo un bell’esperimento capace di non cedere del tutto all’estetica retro-dominante, dandoci dentro di sostanza quando è il caso (la seconda metà del disco) ammiccando a ciò che passa il convento. Furbizia e bravura, astuzia e senso delle proprie capacità. Nessuna incoronazione però, ma in quanto a divertimento ce n’è tanto e conviene ascoltarlo aldilà di ciò che si legge (anche in questa recensione) e di ciò che si pensa di determinate cose. Per capolavori o dischi migliori dell’anno però, conviene passare altrove.
Label: Warp/Self
Anno: 2011
Tracklist
01.Glass Swords
02.Flash Back
03.Surph
04.Hover Traps
05.City Star
06.Globes
07.Ultra Thizz
08.Death Mountain
09.Cry Flames
10.After Light
11.Ice Tunnels
12.All Nite
13.Crystal Echo
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