Situazioni drammatiche, quelle contemporanee di troppa gente ai margini anche nel proprio ambiente, anche quando, fino a qualche mese prima, così non era. L’Italia è ai margini del Mondo, ai margini della propria identità, la sua struttura sociale e identitaria è lacerata e malata. Delle dinamiche che hanno portato ai vari avvicendamenti nella line-up della band di Capovilla e Favero (ormai in pieno controllo di tutto il progetto) così come dell’antipatia o simpatia che può suscitare Pierpaolo, poco importa ai fini di questa recensione. Di sicuro, non gli si può negare un’incredibile empatia e uno stile, basto su “pose” assunte o reali che siano, le quali si ritrovano costante nella scrittura, così come nei riferimenti musicali, sin dall’esordio. Li si può tacciare di un assetto troppo formulaico e quindi di eccessivo sfruttamento di quella formula di hardcore militante (ricco di citazionismo) tra Shellac (e Doris arriva direttamente dalla fonte) e Jesus Lizard che però è personale quel che basta che sia, marchio e anima di ogni respiro e invettiva. Magari, col tempo, porterà ad un progressivo inaridimento a base di ripetitività. Magari no, ma il qui e ora è Il Mondo Nuovo, un altro disco sentito e doloroso, ripieno di quell’enfasi, croce e delizia anche del riuscito A Sangue Freddo. In questo caso, non riesce a ripeterne l’efficacia e la scaletta avrebbe acquisito più respiro se sfoltita, ma Il Mondo Nuovo colpisce ed è capace di penetrare nelle anime di chi lo ascolta, a prescindere dal risultato, dall’apprezzamento o meno. E’ un concept sull’immigrazione – per tornare alle disquisizioni iniziali – che avrebbe dovuto chiamarsi Storia Di Un Immigrato (sì, a richiamare De Andrè) e che vanta collaborazioni riuscite (l’aspetto elettronico delegato agli Aucan, quasi del tutto azzeccato e vera ventata di evoluzione) come altre meno, tipo Cuore D’Oceano con Caparezza. Vanta una partenza fulminante (Rivendico e Io Cerco Te, uno/due che stende) e alcuni brani che tentano arrangiamenti “altri”, senza centrare appieno il risultato, come nello squarcio “etnico” de Gli Stati Uniti D’Africa, altalenante anche considerando l’idea alla base del testo. Il Mondo Nuovo dividerà ancora certo, ma raggiunge vette di intensa drammaticità che non lasciano indifferenti e l’argomento scelto è trattato con trasporto e ricchezza di punti di vista. Lo si voglia o meno, Il Teatro Degli Orrori è una realtà importante che suscita reazioni, divide, incasina e, nel frattempo, “comunica”. Non è cosa da poco.
Label: La Tempesta Dischi/Universal
Anno: 2012
Tracklist
01.Rivendico
02.Io Cerco Te
03.Non Vedo L’Ora
04.Skopje
05.Gli Stati Uniti D’Adrica
06.Cleveland-Baghdad
07.Martino
08.Cuore D’Oceano
09.Ion
10.Monica
11.Pablo
12.Nicolaj
13.Dimmi Addio
14.Doris
15.Adrian
16.Vivere E Morire A Treviso
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