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mag 01

Trigemino – Tuggah Wakkah!

Trigemino - Tuggah Wakkah!

La prima volta che abbiamo sentito i Trigemino si trattava di un video della Big Machete Production per promuovere Dead Music, un dj-set, un’etichetta, un collettivo, qualsiasi cosa che possa avere a che fare con la promozione della musica qui a Roma. Simply another Day (in accappatoio) era la colonna sonora che accompagnava le simpatiche avventure di Selvaggia e dei suoi amici con forti dosi di basso funk ed un taglio di chitarra che lacerava come una sciabola. O, appunto, un machete.
La seconda volta che abbiamo sentito i Trigemino invece eravamo al Circolo degli Artisti per i Pontiak. Alessandro Nanni (batteria), Francesco Resta (chitarra) e Riccardo Tulipani (basso) avevano il compito di aprire gli yankees e lo hanno fatto con talmente tanto stile che l’acquisto del loro album era d’obbligo. Tuggah Wakkah! non si discosta tanto dal video che abbiamo avuto il piacere di vedere: massicce dosi di funk, psichedelia e rock, con momenti di granitico stoner ad accompagnare il tutto. Occluded Escape per esempio parte piano come una Cinquecento in un vecchio filmato in bianco e nero, ma i colori arrivano con la prima spinta sul pedale. Sembra di sentire i Calibro 35 che hanno deciso di passare ad una 44 Magnum: Strip Life è molto più vicina all’ispettore Callaghan che a Er Monnezza. Chissà un bello scontro tra i due come sarebbe stato nei’70, ma noi abbiamo sempre fatto il tifo per Dirty Harry. Fin qui, direte, nulla di spaziale. E vi state proprio sbagliando poiché lo spazio cosmico vi abbraccia con Shuffled Thoughts, una camminata od una schitarrata tra le stelle degna dei Kyuss di Asteroid (episodio 2: la vendetta di Joshua Homme). Ci sarebbe proprio da dire Welcome to Sky Valley: 7 minuti da applausi in assenza di gravità.
Il tutto senza proferire parola. Perché c’è bisogno di azione in questo momento storico, e The Chase meglio di tutti ci può dare la spinta con una tirata pazzesca. Ed un finale che sfiora il blues e Jimi Hendrix. Ma sempre con un occhio lassù, tra le stelle, come Redundancy ci sussurra: questa volta l’atmosfera è più drammatica con stacchi vertiginosi e laceranti nei tempi di recupero. Il disco si chiude con Rendezvous in Balera (un esplicito omaggio alle palle di mio nonno, cit.) e Morning Traffic Camera, dove per la prima volta dopo quasi 40 minuti sembra affacciarsi una voce. Forse prova a chiamare la panterona in copertina con taglio afro. O forse chiama tutti a raccolta per dire: “Abballate”.

1 commento

  1. cri

    un gruppo originale ma che si può ascoltare anche mentre si riordina la cucina..
    bravi continuate a fare bella musica anche se non capita da tutti…

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