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mar 31

Verbal – Verbal

Tempo fa un amico mi passò un disco di un duo acidissimo e molto rumoroso che andava molto forte in quel periodo. Il disco aveva un titolo decisamente buffo, e lì per lì non ci feci caso. Ma potrebbe benissimo adattarsi all’esordio dei Verbal, quintetto composto da Isaia Invernizzi (chitarra), Marco Parimbelli (chitarra), Sebastiano Ruggeri (batteria), Gregorio Conti (basso) e Marco Torriani (tastiere). Non per quanto riguarda le composizioni sonore ed il genere musicale, quanto più distante dal duo appena citato, ma per il concetto di superamento del suono che passa dalla modernità alla contemporaneità per venire infine sorpassato dal concetto di “dopo”. La partenza a razzo di Double D Marvin, con il ritmo sostenuto di basso e batteria pone l’inizio di questa storia alla fine degli anni ’70, quando il post punk iniziava a decomporre le fondamenta della musica proprio come i Verbal decostruiscono la loro opera fin dall’inizio. È il concetto del de-strutturare ad imporsi così immediatamente all’attenzione dell’ascoltatore, come evidente nel secondo pezzo, quel Kasper Hauser di puro distillato math rock che nelle note iniziali sembra quasi provenire dai Battles. Ma anche il rock matematico, algebrico o geometrico che sia (qui viste le molte angolazioni che prendono i pezzi propendiamo per la seconda versione) fa parte della storia del “dopo”, così come il post rock di cui si compone buona parte del disco, dalla riflessiva Coronado alla rumorosa Orwell: che citando uno dei massimi capaci di vedere il “dopo”, centrifuga buona parte dei generi musicali in un mix che piacerebbe di certo ai nostri amici Captain Quentin. Se Benny Hill non fa ridere, ma risulta essere terribilmente seria, è perché questa contraddizione è pura materia di riflessione, come la coda finale del pezzo, acida e psichedelica, un’ “instrumental overdrive” da viaggio stellare. Ed infine il Verbal si fece carne e venne a suonare in mezzo a noi, concludendo il disco con il tocco delicato di Kobayashi con un gioco di corde che mostra il talento indubbio del gruppo nel creare atmosfere stupefacenti e che superano ancora una volta la contemporaneità. Al contrario di quanto dicevano i Japandroids, ecco a voi il Post Everything.

Label: Neverlab
Anno: 2012

Tracklist
1.    Double D Marvin
2.    Kasper Hauser
3.    Coronado
4.    Orwell
5.    Benny Hill (Hates Sports)
6.    Kobayashi

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