Uno dei pregi di Roma è che strappata l’ultima pagina del calendario, non si fa nemmeno in tempo ad appenderne uno nuovo che il clima si fa più mite. Le giornante che via via si allungano diventano all’improvviso più luminose e calde, le serate godono ancora per poco di piccole escursioni termiche addomesticabili. È qualcosa di eccezionale che la routine nasconde dietro capricci.
È statistico poi che la bella stagione ringiovanisce gli umori, le passioni e la propulsione cosmica, immagino che tutto ciò che di grande sia stato fatto in ogni campo, sia stato concepito in una bella giornata temperata.
Madre Natura quindi ha fatto il suo per prepararmi ad assistere a un evento che attendo da tempo, il live di John Cale al Orion di Ciampino.
Scalpito e fremo quando arrivati in via I. Newton, proprio alle porte del locale, non c’è nemmeno un parcheggio. A Roma siamo abituati a queste situazioni e per la teoria evoluzionistica Darwiniana abbiamo imparato a “inventarcelo” questo benedetto parcheggio. Giusto il tempo di sbrigare la pratica, fare pochi passi e accorgerci che l’Orion ha un fottutissimo parcheggio! Il fatto di vedere poche macchine parcheggiate mi consola, mi dico che non siamo gli unici ad aver girato per cercare parcheggio su strada, ma mi sbagliavo di grosso.
La tappa numero uno di ogni concerto è la ricerca del tour bus, lo status simbol moderno del rock, mi ci piazzo davanti e immagino quanto sarebbe mitico girare l’Europa con quell’aggeggio, chissà forse in un’altra vita succederà…
Basta distrazioni, bisogna sbrigarsi a entrare, Big John aspetta.
Detto, fatto ma davanti agli occhi mi si prospetta una scena agghiacciante, il motivo del parcheggio vuoto è che le macchine che dovrebbero esserci parcheggiate non sono mai arrivate.
È davvero un peccato se si pensa che concerti del genere a km 0 e low cost non ce ne sono molti. John Cale può essere definito una leggenda, ha fondato insieme a Lou Reed i Velvet Underground (Velvet Underground & Nico, White Light/White Heat), ha prodotto il primo disco degli Stooges, Bryter Layter di Nick Drake, Desertshore di Nico, Horses di Patti Smith, The Modern Lovers, gli Happy Mondays ecc. UN GENIO!
E poi i dischi solisti, seppur di nicchia, sono dei veri capolavori (Paris 1919 è nella mia personalissima top10 di tutti i tempi e nella top5 dei dischi pop/sperimentale).
Roma ha fatto una figuraccia anche questa volta e non venissero a dire che era poco pubblicizzato. Un concerto annunciato da settimane su radio, webzine e riviste.
Immagino che forse al primo concerto della sua carriera sarebbe anche stato entusiasta di suonare davanti a poche persone, ma dopo una carriera così non si può.
Forse è più facile vestire senza cognizione di causa una magliettina con una banana gialla perché fa figo, comprare un disco dei Velvet dal giornalaio a 5€ e conservarlo sulla mensola senza nemmeno scartarlo o degnare di uno sguardo il booklet.
John sarà rimasto sicuramente deluso dallo scarso numero di un pubblico che era composto per lo più da gente adulta, in questi casi penso che la verve cali sensibilmente ed emerga soprattutto la professionalità. Si è dimostrato molto disponibile agli scatti fotografici live, regalando pose ma ritirandosi appena finita la scaletta senza concedere bis. È superfluo parlare di altro, perché per questa volta chi c’era ha vinto, chi non c’era evitasse di vivere la musica come una simbolizzazione o come una cosa cool.
P.S. mi inchino davanti ad un ragazzo sui 20 venuto solo al concerto.
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