E chi se lo aspettava quest’album di Petar Dundov? In effetti il suo ultimo EP uscito a febbraio con quei due capolavori di The Arch e Starway potevano far presagire qualcosa, ma in realtà ben poco in quanto nessuno di questi due pezzi è contenuto nel nuovo Ideas From The Pond; riappare solo quella magnifica Distant Shores che tanto ci aveva fatto sognare quando uscì circa due anni fa. A 4 anni dal suo precedente album Escapments, il croato Dundov si va a riconfermare uno dei più delicati poeti di musica techno attualmente in circolazione. Ebbene sì, perché di musica techno stiam parlando, ma di quella sfumatura più introspettiva, quella “da viaggio” e non necessariamente da ballo: la parte ritmica, è solo un’ossatura che permette di sorreggere lo splendido intrecciarsi di tappeti ed arpeggi che Dundov riesce a creare, evocando paesaggi ed immagini davvero suggestive; la cassa colpisce alla pancia, la melodia ipnotizza il cervello, ed il connubio risulta perfetto. La filosofia è quella di sfatare la credenza popolare che la techno sia solo musica da pasticcomani o da smascellatori che vogliono sentire solo una cassa e un clap ogni dieci battute; Ideas From The Pond è un album che non appena spingi play, ti prende per mano e ti accompagna attraverso progressioni di atmosfere, create davvero con pochi suoni precisi che fanno il loro dovere. Lo si capisce già dalla title track che apre l’album, un intreccio d’arpeggi di cui Dundov è davvero padrone e maestro, risveglia subito il neurone sopito e lo ipnotizza fino all’arrivo del ritmo sincopato che spezza la tensione. Struttura analoga, ma più immediata e semplificata quella di Silent Visitor che ricalca un po’ anche nel rincorrersi degli arpeggi, quella dell’epica e già citata Distant Shores che non a caso la segue subito dopo. I quasi tredici minuti di Brownian Interplay scorrono come se niente fosse, allietati da tappeti d’archi a sorreggere l’ammaliante arpeggio marchio di fabbrica di Dundov, fino all’arrivo di una cassa decisa ma molto morbida che aiuta la traccia a proseguire da sé. Together si carica di atmosfere un po’ più rareffatte e dilatate, gli arpeggi sono sostituiti da lunghi pad e suoni cosmici, mentre Around One, l’unico brano senza cassa, alterna toni scuri alla Blade Runner ad aperture auliche (sembra quasi di assistere allo schiarire del cielo dopo un temporale). È Tetra Float a chiudere questo capolavoro, una traccia finale che ti riaccompagna a casa dopo il viaggio, e l’ascoltatore è pronto a lasciare questa mano che l’ha guidato all’interno di queste atmosfere, e lo lascia sulla porta di casa soddisfatto, arricchito ed appagato. Sicuramente non un ascolto facile questo, come un po’ tutti i lavori di questo produttore croato, ma un tunnel sonoro davvero profondo che amplifica i confini dell’etichetta “techno” traghettandoli verso la composizione, le armonie, i sentimenti; l’anima, che è la componente che tutti dicono essere mancante nella musica techno-elettronica, è ben presente nei lavori di Dundov e a maggior ragione in questo suo ultimo album.
Etichetta: Music Man Records
Anno: 2012
Tracklist:
01. Ideas From The Pond
02. Silent Visitor
03. Distant Shores
04. Brownian Interplay
05. Together
06. Around One
07. Tetra Float
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