La costola più oscura degli Africa Unite torna nelle nostre orecchie, con la dozzina di nuovi pezzi che compone l’omonimo album, a distanza di tre anni dall’esordio di Dub Ex Machina. Al primo impatto colpisce subito la freschezza d’ascolto resa possibile dai featuring che impreziosiscono questo disco; ogni brano infatti ha un cantato differente, e questo rende meno scura la dub del trio rispetto al precedente lavoro che dava forse più importanza allo strumentale. The Dub Sync è un album più pop-oriented, e lo testimonia soprattuto il featuring di Fabri Fibra; affrontiamo subito l’argomento, che, come si dice, tolto il dente tolto il dolore. Scoperta questa news ho iniziato subito ad incuriosirmi, non vado matto per Fabri Fibra ma stimo alcuni suoi lavori e molte delle sue collaborazioni; ipotizzare le sue rime espresse da quella sua voce tagliente all’interno dell’oscurità di un brano dub mi aveva davvero entusiasmato. Peccato che le mie aspettative son state disilluse in un batter d’occhio, anzi d’orecchio, già al primo ascolto: P.O.T. (Presto O Tardi) risulta davvero un brano a dir poco mediocre, suoni semplici e un po’ scontati sui quali si appoggia un testo tipico del rapper marchigiano, con nessun riferimento alla cultura dub (a parte i prevedibili accenni all’erba) ma il solito testo autocelebrativo (“presto o tardi, finirete tutti per amarmi”… bah!) come delle albicocche sciroppate su una tagliata di manzo al pepe verde. Interpreto questa mossa solo in maniera commerciale, perché di sicuro l’effige di Fabri Fibra su un disco è un’ospitata non da poco, ma la boccio davvero a livello musicale. Fortunatamente il resto del disco si salva bene: la produzione di Madaski e Paolo Baldini nei loro studi è davvero ottima, traspare dalla meticolosità della ricerca sonora, della cura per i particolari e dalla massiccia presenza della struttura dei pezzi, essenziale in un album di musica dub; lo stesso approccio è applicato ovviamente anche a tutte le voci dei featuring che arricchiscono l’album e che lo rendono davvero piacevole all’ascolto. Urban Ting con il featuring di Raphael degli Eazy Skankers è una ballatona dub con un levare sorridente, il giusto approccio per iniziare l’ascolto del disco; la collaborazione di K.G. Man per la seguente Nuff A Dem accompagna l’ascoltatore nelle radici più profonde della dub, sia per la stesura del brano, sia per l’ipnotica linea di basso di Baldini, sia per la ritmica vocale. Dopo la parentesi non troppo positiva della già citata P.O.T., ci avviciniamo a territori dubstep con Soon Come dove il basso si fa sintetico e fluttuante, accompagnato da una costellazione di suoni elettronici alleviati dalla voce di Jackob. Torna poi l’oscurità con K.L. probabilmente il brano più propriamente dub dell’intero album, dove la bassa voce di Juli I si sovrappone a una lontana melodia etnica, frutto dell’ispirazione trovata nel viaggio in Malesia che ha profondamente influenzato il lavoro del trio. Arrivano poi gli Steela (salentini d’origine, ma torinesi d’adozione), a ritmare con le parole la graffiante Guardi A’nterra e la collaborazione è eccelsa, suoni dubstep che si intrecciano agli echi tipici della dub, impreziositi dall’acida voce di Moreno Turi; il sole tramonta per dare di nuovo spazio alle tenebre in Boss Out Of A Blank (con il featuring di L.O. dei Mellow Mood) sposando ritmiche sincopate tendenti al reggaeton ma oscurate da suoni cupi ed delay esasperati. L’ovvio ma eccelso featuring di Bunna appare in Critico un brano che per ovvie ragioni è più Africa Unite che Dub Sync, al quale segue If One Day che è il pezzo che forse si avvicina più alla struttura canzone classica vera e propria. Lion è invece un vero e proprio viaggio nel ritmo che cresce e che si fa prepotente supportato dalla voce perfetta di Prince David; Cherokee riprende invece una struttura più reggaton mantenendo la connotazione oscura grazie al featuring di Andrew I; chiudono l’album gli otto minuti abbondanti di Bum Dem, una bella e decisa marcetta in quattro quarti spezzata dal classico levare reggae e scandita dalle voci effettate di Hi Life Connection. Un lavoro forse meno sperimentale del precedente quest’ultimo dei Dub Sync, ma proprio per questa ragione più ascoltabile e meno pesante, ma di certo non per questo non adatto al ballo e agli estimatori del genere: Madaski, Baldini e Papa Nico tengono ancora in piedi con estrema sapienza una cultura ben radicata e non propriamente italiana come quella della musica dub, aggiornandosi e contestualizzandola alla contemporaneità in maniera davvero gradevole e naturale.
Label: Method \ Universal Music
Anno: 2012
Tracklist:
- URBAN TING featuring RAPHAEL
- NUFF A DEM featuring K.G. MAN
- P.O.T.(Presto o tardi) featuring FABRI FIBRA
- SOON COME featuring JACOB
- K.L. featuring JULY -I
- GUARDI A’NTERRA featuring STEELA
- BOSS OUT OF BLANK featuring L.O.
- CRITICO featuring BUNNA
- IF ONE DAY featuring BOCAJ
- LION featuring PRINCE DAVID
- CHEROKEE featuring ANDREW -I
- BUN DEM featuring HI LIFE CONNECTION
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