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apr 08

Wavves – King of the beach

Non c’è molto da dire su King of the Beach. Così come non c’è molto da dire sui Wavves. Ci sarebbe solo da ascoltare a palla i loro pezzi per rendersi conto di trovarsi di fronte ad una band in stato di grazia. Capaci di accelerazioni fulminee e di stacchi vertiginosi, in una colorata tavolozza di colori che vanno dal verde acceso della loro tenera età al rosso deciso del loro divertito furore.
Provenienti da quella San Diego, a detta di tutti la città più carina d’America (“the finest city”) hanno tirato fuori un album che più solare non si può. King of the Beach sembra uscito proprio per l’estate, quando costumi ed asciugamani imperversano sulla costa e le tavole da surf pullulano le onde di un mare increspato ma docile come un cane mansueto. Le onde elettromagnetiche su cui i Wavves si lasciano cullare si odono a malapena all’interno dei loro pezzi, quasi si nascondono in un gioco divertente e curioso tra fendenti di chitarra più o meno tortuosi (come in Super Soaker sostenuta dal basso pulsante di Stephen Pope, ex compagno di avventure di Jay Reatard così come il batterista Bill Hayes ) e cori affascinanti che ti catturano come una tonnara illegale a Mazara del Vallo (vedi una veloce Post Acid con ripetute scariche destabilizzanti per il nostro già precario equilibrio). Ma ciò che più impressiona è la capacità di tirare fuori delle perle dagli abissi dopo profonde apnee: When you will come è esemplare in tale senso, ma Green Eyes dà una sensazione di vertigine provocata da un contrasto veramente spinto tra la parte effettata e le schitarrate più o meno decise. Puramente delizioso.
Senza contare le innumerevoli prese per il culo a cui Natham Williams si abbandona durante le sue manovre sotto costa. Idiot spara come un cannone dopo le risate della ciurma, mentre Convertible Balloon sembra l’invenzione di un marinaio cinese in preda ai fumi dell’oppio. Sembra quasi di ascoltare le musichine di nirtiana memoria e la sensazione è confermata da Mickey Mouse: i colori scompaiono, si torna al bianco e nero ed un molleggiatissimo Topolino si muove a tempo con il noise pop dei Wavves.
C’è la sensazione che qualsiasi cosa facciano o cantino o suonino ai Wavves di King of the Beach proprio non si può dire nulla. Alla terza prova dal 2008 Nathan Williams sembra aver superato i problemi di formazione e puntare a divertirsi senza preoccuparsi di nulla attorno a lui nel raggio di un pianeta intero. La summa sembra riassumibile in una frase di Idiot: “I won’t ever die, I’ll go surfin’in my mind.”. Levate quel poster vecchio dalla vostra camera ed appendete questa frase. Sarà il vostro nuovo slogan.

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