Qualora si sentisse ancora il bisogno di etichettare l’odierno panorama progressive metal come un polpettone sporco e stantio, fatto di nomi per nulla capaci di soddisfare il proprio immenso blasone ed abitato da musicisti – onanisti schiavi di controtempi e semibiscrome, questo quinto lavoro firmato Mind’s Eye suonerebbe perlopiù come uno schiaffo stampato in pieno volto, dolente nel suo giungere, a mano aperta, da uno dei gruppi più sottovalutati ed innovativi del genere dai tempi dei Fates Warning di No Exit.
Provenienti dalle algide pianure scandinave aldilà del Vänem (le stesse che diedero i natali a Pain Of Salvation e Flower Kings), i Mind’s Eye, ottenuta carta bianca dalla neoclassica Lion Music e dopo appena un anno dal precedente (capolavoro) Walking On H2O, si ripresentano al grande pubblico con un album dal respiro epico, sfrontato, dove all’imponente complessità di orchestrazioni dal taglio cinematografico, arricchite con dovizia di particolari dalla distorsione e dalla pesantezza di una sezione ritmica veramente da brivido, si innesta una sovrastruttura sintattica di puro heavy metal d’alta fattura, saturo e violento come la tradizione comanda.
Corredato da un vero e proprio romanzo a fumetti illustrato dall’ottimo Mattias Nóren, A Gentleman’s Hurricane è, seguendo gli stilemi più consueti del progressive rock d’annata, un concept album dalla spiccata propensione narrativa, in cui le gesta di un assassino in cerca di redenzione si condensano, potenti ed emozionanti, in settantanove minuti di paesaggi elettrici trasognanti, dolcezza lirica intessuta di sano ardore metallico e tanta capacità (o fantasia ?) compositiva.
Dopo un’opener pomposa, di chiara impostazione sinfonica, il trio capitanato dalla voce di Andreas Novak, in un complesso disegno di soluzioni al tempo melodiche ed articolate, ci introduce in un album che si lascia ascoltare nell’indubbia qualità dei suoi molteplici episodi, tanto raffinati nella confezione quanto eleganti nell’esecuzione : AssasiNation, Red Winter Sirens e Chaos Unleashed si fanno presto portavoci di un prog metal diretto, moderno, capace di affiancare al virtuosismo estetizzante (tipico delle ultime produzioni marcate Symphony X, ad esempio) una ben delineata connotazione malinconica, intima, né troppo scontata né volutamente commerciale.
Un animo gentile che torna a riaffacciarsi con mestiere anche nelle successive The Hour Of Need (concepita e realizzata con la splendida vocalist delle Crucified Barbara, Mia Coldheart) ed in Ashes To Ashes (In Land Lullaby), song dall’incedere disparo ed accattivante, con le tastiere di Daniel Flores in primo piano.
Nonostante l’indiscussa omogeneità qualitativa dei tredici brani proposti (quattordici nell’edizione giapponese), ciò che davvero resta impresso nella memoria e che difficilmente tenderà a scomparire nel giro di qualche ascolto collaterale è, tuttavia, la mini – suite posta a conclusione dell’album, quella Pandora’s Musical Box (timidamente ispirata ai Queensryche) dove, in un continuo saliscendi di atmosfere neoclassiche ammalianti, la band dimostra di saper navigare con destrezza perfino negli oceani più dinamici e tormentati di un’oscurità narrata con ricercatezza e trasporto.
Aldilà di una confezione impeccabile (non è roba di tutti i giorni vedersi recapitato fra le mani un triple pack di così alta fattura) e di una storia forse non originale, ma profonda e sviluppata nelle liriche dello stesso Flores, A Gentleman’s Hurricane si candida, a pieno titolo, come uno dei prossimi capisaldi del progressive metal contemporaneo.
Tracklist:
01. Praying For Confession
02. Seven Days
03. AssassiNation
04. Chaos Unleashed
05. Hell’s Invitation
06. Feed My Revolver
07. Ashes to Ashes (In Land Lullaby)
08. The Hour Of Need
09. Red Winter Sirens
10. Skin Crawl
11. Graveyard Hands
12. Say Goodnight
13. Pandora’s Musical Box
Genere: Progressive Metal
Nazione: Svezia
Anno: 2007
Etichetta: Lion Music
Con la speranza che in un futuro molto prossimo i Mind’s Eye osino spingersi ancor più in là dei canoni e delle convenzioni stabilite, A Gentleman’s Hurricane si candida (a pieni voti) come l’ennesima pietra miliare nella discografia di una band smaccatamente “brava”.
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