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mag 08

Smooth Out – Strange Things In Town

A cura di Ruggero Veronese.

Trovare delle informazioni sugli Smooth Out in rete può essere parecchio complicato, e anche un tantinello ripetitivo. La descrizione presente sul loro sito viene infatti ripetuta, ribadita, copia-incollata più o meno in tutti i siti che parlano di loro e del nuovo album di cui parliamo oggi, Strange Things in Town. La bella notizia (per me) è quindi che questo è effettivamente un gruppo nuovo, giovane e di cui ben pochi hanno parlato fino ad ora. Quella brutta è che sfortunatamente non potrò intrattenervi con aneddoti, vicende e leggende metropolitane sul nostro quartetto bergamasco al primo album ufficiale: non ne conosco. Ma che importa, se abbiamo la musica da recensire? Quindi passo alla riga clou, quella dopo la quale in molti smettono di leggere già sazi del giudizio del critico: mi è piaciuto l’album?
Si, mi è piaciuto.
Ha un suono che ben si allinea con la primavera in corso, un punk-rock che più che sulla rabbia punta sull’energia, che alla ribellione predilige la spensieratezza. Più California che Sex Pistols, insomma. Ma non è necessariamente un difetto come molti potrebbero immaginare, e nel caso vi procuraste l’album per intero vi ritroverete più volte a farlo partire distrattamente per poi lasciarlo scorrere fino alla fine, lasciando che i suoi pezzi vi guidino per le vostre faccende quotidiane.
Lavori di questo genere hanno in se qualcosa che contemporaneamente li salva e li condanna. In breve: difficilmente queste canzoni potranno annoiarvi. Ne potrete fare la colonna sonora di intere giornate, ascoltarle centinaia di volte senza problema alcuno. Eppure devo ammettere che non ho ancora imparato i titoli delle canzoni,  O la successione. E immagino che in molti sappiano cosa questo significhi.
Un po’ tutti abbiamo avuto cd ascoltati migliaia di volte, logorati dall’usura ma dei quali nonostante tutto non ci si ricordava i nomi delle tracce, il numero, le si confondeva tra di loro. È un po’ quello che succede con l’album degli Smooth Out, perché sfortunatamente manca quel paio di pezzi che “spaccano”, quelle due o tre canzoni che dovrebbero dare l’identità a tutto l’album e delle quali le altre sarebbero i satelliti, gli spazi, i segnalibri. Insomma, manca un po’ di varietà, e viene il dubbio che a volte ai ragazzi di Bergamo sia mancato il coraggio di osare, che con un po’ di grinta in più alcuni pezzi (penso ad esempio alla traccia 5, Eternally) avrebbero potuto dare all’intero album quello spessore che adesso manca.
Che dire? Avranno tempo per rifarsi, e da parte mia glielo auguro. Il suono delle chitarre è azzeccatissimo, il basso fa il suo dovere mentre batteria voce dovrebbero variare di più e forse anche la scelta dell’inglese per il cantato toglie impatto ai testi. Consigliato  per le serate con gli amici, le giornate di cazzeggio, gli shuffle in playlist, ma probabilmente se cercate qualcosa di più impegnativo è meglio rivolgersi altrove. O aspettare il prossimo cd. In bocca al lupo, Smooth Out.

Label: Fontana Records

Anno: 2011

Tracklist:

01. Up in the morning
02. The end of dawn
03. A girl with a sad smile
04. The ray of night
05. Eternally
06. Getting away of the dark
07. These day
08. A fake joy in college park

 

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