In un mercato ormai saturo di proposte troppo simili fra loro, nelle mani di un’informazione settoriale pilotata e scadente e schiava di un “genocidio culturale” dilagante come peste, le buone realtà musicali, quelle capaci di spingere ad un acquisto che non sia solo marchetta, si son fatte, col tempo, sempre più caduche e sporadiche.
Sempre più sottili e distanti.
I Murnau, band formatasi nel lontano 2004 ed originaria di Reggio Calabria, sembrano quasi volersi inserire nel filone delle sorprese, delle migliori scoperte, delle melodie non convenzionale in grado di attirare, a più riprese, l’attenzione di un potenziale ascoltatore.
Con tre demo alle spalle, alcuni passaggi catodici su Rock TV nel curriculum, un’attività live non esigua ed un contratto discografico con la Seahorse Recordings di Paolo Messere (grazie per gli Ulan Bator), l’album d’esordio del four act reggino può, a ben vedere, far strabuzzare gli occhi a quanti ancora continuano a cullarsi sulle ceneri degli art – rockers irlandesi che tanto diedero con Loveless.
Citazionismo inconvenzionale e derive shoegaze intessute di feedback retrogradi e riverberati, nostalgicamente ancorati agli anni ’80 di William e Jim Reid, si travestono, fin dal primissimo ascolto, come i piedritti fondamentali della proposta melodica messa in atto dalla formazione calabrese, formula che si completa ed “ultimizza” fra le righe lancinanti, quasi ipnotiche, di una combinazione basso – batteria esibita come vera e propria frontiera sonora da cui attingere, a piene mani, le ritmiche portanti delle otto composizioni presentate in questo L’Angelo Memore.
Un debut album fortemente personalistico, improntato sull’originalità, sull’inedita maturazione intima dei propri contenuti e dei propri percorsi, capace di lasciarsi indietro (fortunatamente), in una scia di nebbiolina e polvere, l’ostentato raggiungimento di quel certo voler essere il più “alternativi” possibile tipico del buon 80% delle band Made In Italy (che il buon Agnelli abbia fatto più male che bene al pubblico dei musicisti di casa nostra ?).
A far da corredo ad un’impostazione sonora davvero ben posta e lucida, poi, intervengono un cantato frusciato, stormito, dall’andatura messianica (forse un po’ ripetitivo, alla lunga, nella sua perpetua monotonalità immobile) ed una composizione musicale che sa dilatarsi e farsi leggera (Perturbazione docet) senza interrompersi per, inevitabilmente, colar giù in picchiata e perder quota.
Unica, grande, pecca un missaggio spesso non all’altezza delle aspettative, confuso, caotico, con una batteria per certi versi accostabile, in suono ed accento, alla fantomatica “pentolaia” di Lars Ulrich nell’ultimo St. Anger (e Münter, traccia numero sei, ne costituisce un perfetto esempio).
Difetto pressoché impossibile da oscurare nel mare limpido dei buoni propositi.
Tracklist:
01. Il Sentimento Di Eva
02. Fragilità
03. Lacrime & Cenere
04. Seta
05. Goccia
06. Münter
07. Organico
08. Uccidimi A Settembre
Genere: shoegaze
Anno: 2008
Nazione: Italia
Etichetta: Seahorse Recording
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