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mag 03

Nine Inch Nails – Ghost I – IV

Ormai lo sappiamo, è un fatto appurato : Trent Reznor non è certo il tipo che (ci) risparmia sorprese in previsione di chissà quale capolavoro “campale” risolutivo.
Fin dai tardi anni ottanta del pluri – osannato quanto oscuro Pretty Hate Machine, il buon Mr. Self Destruct ci ha costantemente viziato e nutrito con misture industriali a base di sangue infetto e spirali alcaloidi, dimostrandoci, allo stesso tempo e con la stessa intensità volitiva, che la genialità è una merce raramente disposta a scendere a compromessi con se stessa, ma, ancor di più, è un’entità che non può non rivelarsi incapace di legare la sua struttura al macrocosmo patinato del contemporaneo business discografico, tinto con pastelli stonati color verde dollaro.

Se White Teeth era l’album del (voluto ?) ritorno alla più classica struttura della forma canzone e se Year Zero costituiva l’esempio lampante di ciò che i Nine Inch Nails sono e possono essere oggi, questo Ghosts I – IV, lavoro mastodontico interamente strumentale e lontano chilometri dalle matrici distorte tipiche dei vari The Fragile, potrebbe, quasi cinicamente, venir catalogato come un tipico disco di transizione o magari ancora come un piccolo cruccio personale partorito da un Reznor ormai affrancato e “salvo” da scappatoie contrattuali e cesoie arrugginite, pronto finalmente a rilanciarsi in completa autonomia e libertà creativa.

Ad un primo, fuggitivo, ascolto entrambe le affermazioni potrebbero risultar vere; in fin dei conti lo stesso Trent, in un’intervista rilasciata quest’estate a Starbullettin.com, annunciò che : […] sebbene il batterista Josh Freese, il chitarrista Aaron North, il bassista Jeordie White e il tastierista Alessandro Cortini siano degli eccellenti musicisti, a questo punto voglio fare ruotare la formazione. I Nine Inch Nails come formazione rock sono finiti, di nuovo. Vedo altri modi per presentare il mio materiale in concerto, più stimolanti, qualcosa di nuovo.
E, su questa linea, Ghosts I – IV sembrerebbe proprio la perfetta rappresentazione empirica del nuovo ciclo musicale intrapreso dal polistrumentista di Mercer, ovvero : trentasei canzoni disponibili unicamente per il download in più formati (deluxe, limited edition, doppio cd, ecc …), orpelli metal relegati in un angolo a prender polvere, atmosfere malinconiche dilatate, soffuse e lente, per un’onirica colonna sonora da gustare ad occhi aperti.
E proprio questo costituisce l’elemento di novità : Ghosts I – IV non è solo un prodotto autunnale registrato per sfruttare il trend lanciato in dicembre dai Radiohead (i primi, tra l’altro, ad addossarsi una caterva di critiche in relazione alla presunta corrosività del file musicale in mp3), ma costituisce un vero e proprio esperimento condotto con curiosità e destrezza dalla mano sicura di chi, in quasi vent’anni di onorata carriera, ha sempre deciso di percorrere la via più tortuosa, preferendo l’originalità tecnica e l’onesta artistica all’introito bancario.

Impossibile da descrivere con parole corrette, che non risultino banali o di semplice circostanza, seppur scelte con precisione e dovizia, come quelle adottate per raccontare un viaggio a piedi nudi intrapreso lungo sponde incantate, il nuovo album targato NIN è semplicemente un’esperienza da assaporare, da gustare, da provare.
Nel bene o nel male.
Magari partendo dall’edizione free, disponibile gratuitamente sul sito ufficiale della band e contenente le prime nove tracce dell’opera.

Genere: strumentale
Anno: 2008
Nazione: USA
Etichetta: autoprodotto

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