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apr 08

El Guincho – Pop Negro

Oltre agli Holy Fuck, la giovane etichetta Young Turks ha da un paio di anni anche un altro asso nella manica: si tratta di El Guincho, che nel 2008 riscuoteva enorme successo con l’album Alegranza. Stupendo per freschezza di suoni, inventiva e non conformità ai canoni tradizionali della musica odierna. Ne ero rimasto talmente sbalordito da farmi ordinare una copia da Soul Food, che non è che si occupi propriamente di tali generi musicali e di copertine con pappagalli colorati e fuochi di artificio simili a cappelli di frutta esotica. Tropicalia fu l’aggettivo più in sintonia con le sonorità del giovane ragazzo spagnolo, che denotava una certa similitudine nell’approccio indipendente ed elettronico ai suoni psichedelici di gente come The Ruby Suns od i più famosi Animal Collective.
Dopo una paio di anni ecco ritornare Pablo Diaz-Reixa con Pop Negro, disco di sapore molto più agrodolce rispetto al fortunoso predecessore. La partenza di Bombay è deliziosa ma leggermente sottotono. I samples sono più zuccherosi ed i cori sembrano farci da benvenuto sulle dolci spiagge caraibiche. Una costante che si ripercorre per buona parte del disco con incursioni più frequenti delle tastiere (vedi i synth di Novias), o con ritmi più ricercati come nell’orientale Ghetto Facil. Un po’ di malinconia da abbandono da esorcizzare con la musica fuerte. Sembra farsi più insistente l’accento sulle parti vocali e cantautoriali, come nella ottima Soca del Eclipse, e come confermato anche dai testi pubblicati all’interno della cover (ehm, lo spagnolo non è proprio il mio forte…). Sembra di sentire pezzi di Righeira un po’ giù di corda (vedi la tastierine sugli ottanta di Lycra Mistral od i sample della successiva FM Tan Sexy).
Insomma il ragazzo è innamorato e probabilmente la storia è andata male. Mal ce ne incoglie, poiché non si può non andare con la mente là dove ci eravamo lasciati un paio di anni fa, quando pezzi come Palmitos Park, Kalise ed Antillas andavano in heavy rotation nelle nostre menti ed offrivano una immagine più variopinta e colorata a cui appendere i nostri cappotti invernali per scatenarci nella frenesia della Algranza. Pop Negro invece sembra un disco autunnale, crepuscolare (Muerte Midi tira fuori anche un sax da Righeira sconsolati) che smentisce il clamore che aveva abbracciato El Guincho grazie al capolavoro precedente. O forse di più oggi il nostro Guincho non ne ha proprio. Vedi l’interruzione finale quasi rabbiosa di Danza Invinto, che è come mollare tutti gli strumenti di botto perché stufo. Tanto vale continuare a sognare le spiagge colorate di Algranza senza spaventarsi troppo di questo pop negro. No, no te asuste, era un sueňo.

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