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giu 13

Lagwagon, Useless ID, Actionman @ COLUMBUS SUMMER FEST 2012

Passione. È questo quello che ci mette la BDC Crew nel fare le cose. Negli ultimi anni il Columbus Summer Fest è continuamente cresciuto ed è riuscito a portare a Portomaggiore nomi come LN Ripley, Bud Spencer Blues Explosion, A Toys Orchestra, Agnostic Front, U.S. Bombs e quest’anno Useless ID e Lagwagon. La volontà di dare un prodotto di qualità è sempre stato il comune denominatore di questi ragazzi di provincia, cresciuti da soli con successi ed errori, con convinzione nell’offrire un’alternativa ai giovani e con la volontà di dare un segnale dal basso verso l’alto, che se qualcuno vuole può fare. Innegabile appunto la forza di volontà, che quest’anno ha incontrato nel tragitto non pochi problemi: difficoltà organizzative, agenzie di booking che pensano solo ai loro interessi e alla moneta sonante, gestione dello spazio del Parco Colombani (con annessi vecchietti residenti nel perimetro del parco, che si trova in centro al paesone di Portomaggiore, che interpretano la “musica dei giovani” come puro baccano rovina-prostata), sponsor che vanno e vengono, esordio della Nazionale agli Europei, e infine anche il maledetto clima. Questo è il resoconto molto approssimativo di una sola giornata che ha visto uno sbattimento organizzativo di interi mesi di mal di pancia.

La giornata iniziava alle 18, con alcuni gruppi in apertura, come gli Antares, Showstripsilence, e NH3; la partita dell’Italia però prende il sopravvento nei miei interessi, e una volta finita mi avvio verso Portomaggiore circondato dalle prime fastidiose nuvole che coprono il sole e il caldo che hanno padroneggiato tutto il pomeriggio domenicale. Una volta parcheggiata l’auto entro diretto nella cornice del parco, accompagnato dalle prime fastidiose gocce di pioggia, per godermi il live dei pazzoidi Actionman: noncuranti del meteo avverso il gruppo si esibisce come al solito con la loro tipica ignoranza punk, senza nascondere troppo un pomeriggio passato all’insegna dell’alcool che dà quella marcia in più alla loro performance. Si destreggiano tra generi, passando da brani più rock ad inserti prettamente punk, senza disdegnare una chiusura in levare dove si lasciano andare a strofe prive di senso, fraseggi demenziali, botta e risposta tra membri del gruppo e pubblico scatenato, e una citazione piuttosto strampalata al loro conterraneo Pantani. Un live sicuramente d’impatto al quale già in passato ci hanno abituato, che riscalda il pubblico del festival, che timidamente inizia a moltiplicarsi, dividendosi tra radicali del pogo che si picchiano senza curarsi del clima e schizzinosi della pioggia che preferiscono ripararsi dalle quattro gocce celesti sotto gli alberi del parco. Durante il cambio palco approfitto infatti per compiere un’analisi sociologica del pubblico del Columbus, mentre mi nutro con una piadina e innalzo il mio tasso alcolico con un numero indefinito di birrette: la mia attenzione viene colpita subito da padre sulla quarantina che copre con un impermeabile un figlio adolescente con cresta bionda, t-shirt con maniche strappate ed anfibio violento; durante il mio processo digestivo faccio cadere anche gli occhi su un personaggio che s’addormenta ad un tavolo durante i primi brani degli Useless ID. Loro propongono un concerto piuttosto tradizionale, una musica rock che abbraccia una fetta di pubblico piuttosto eterogenea, lasciando forse un po’ perplessi i pogo-lovers. Ovviamente anche questa performance viene accompagnata da una lieve pioggerellina che infastidisce e preoccupa un po’ gli organizzatori, ma che pare non influenzare i balli del pubblico che si fa sempre più numeroso col calare delle tenebre. Ovviamente, anche quando gli headliner salgono sul palco del Columbus, non manca la pioggia; ma ormai i giochi son fatti i Lagwagon iniziano il loro show e tutti si ammassano di fronte al palco. L’inizio è oggettivamente influenzato da una pessima acustica, dovuta forse all’eccessivo consumo di buon vino da parte del fonico dell’entourage dello storico gruppo californiano, che fortunatamente viene corretto dai locals e già dal secondo brano l’acustica diventa decente. Mi godo lo spettacolo dalle retrovie, sfruttando la migliore visuale offerta dalla collinetta del parco: riesco a scorgere gente in delirio che naviga sulla folla già dai primi pezzi, stage diving notevoli mentre la voce di Joey Cape si scalda piano piano e diventa quella che tutti conosciamo, un po’ marchio di fabbrica di quel punk al quale i Lagwagon ci hanno abituato: l’idea iniziale in effetti è quella di un gruppo un po’ “finito”, testimoniata anche dalle chiaccherate tra i membri del gruppo tra un brano e l’altro, un po’ per prendere fiato un po’ per cercare un dialogo con il pubblico intervenuto, che però riscuotono non troppo successo; con l’incedere del live però i Lagwagon prendono confidenza, supportati dalla risposta di una eterogenea platea accorsa a sostenerli, che va da trentenni cresciuti con l’ascolto di Violins, a giovani ribelli che sposano la causa punk in risposta alle commercialate che le radio ci sfornano quotidianamente, a curiosi che vogliono passare una serata diversa all’insegna della musica cattiva. La pioggia rompiballe passa in secondo piano durante l’esibizione dei Lagwagon, che ci regalano più di un’ora abbondante di live “vecchia scuola”, che non scade mai nell’eccesso ma che diverte sicuramente anche chi, come me, non li ha mai seguiti poi così tanto. Il tutto è chiuso con un bis che ha come finale il loro classico dei classici, ossia May 16, vero e proprio inno nonché epilogo perfetto per un momento di storia di Portomaggiore. Sicuramente il vicinato sessantenne che costeggia il parco Colombani, avrebbe preferito una mazurka di Castellina-Pasi, o una cover band dell’Equipe84 (senza nulla togliere all’orchestra romagnola o alla band di Vandelli), ma è assodato che gli amanti del rock della provincia di Ferrara e non solo, ricorderanno sempre domenica 10 giugno 2012 non per il tentennamento di Balotelli in solitaria di fronte a Casillas, ma bensì per quel gruppo di ragazzi che dal piccolo è riuscito ad organizzare un qualcosa di davvero grande, forse addirittura al di sopra della loro portata. Vi sembrerà una sviolinata, ma io la penso come loro e ritengo siano un esempio da seguire: ci si può scontrare con il clima avverso, con gente miscredente, con organizzazioni che si credono divinità in terra, con difficoltà oggettive, ma quando si opera con passione e con il sorriso stampato sul volto, è davvero difficile che questo sorriso poi non sia presente anche in tutta la gente che ti sostiene. Ci si vede il prossimo anno Columbus…

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